Quando troppo e troppo poco vanno a braccetto.

Da Danielabigi81
Parlando del film The tree of Life.
Quello che ha vinto la Palma d' Oro al Festival di Cannes, quello di Terrence Malick.
Ho qualche difficoltà a parlarne, a raccontarne e a scrivere quello che ho visto, che ho sentito e pensato.
Anzi, non ho pensato. Non sono stata in grado.
E' stato impossibile. Sono entrata in uno stato di lobotomia catatonica.
La trama, di per sè, è semplice, chiara, lineare. Cio' che succede è quello che si vede.
Ma il significato del film si svolge attraverso quello che non si vede, che percepiamo pero' stia ugualmente accadendo. E con una forza brutale, viscerale, sconosciuta.
Tutto ciò che sta intorno alla trama, sempre dentro al film, è passibile di personalissime intrepretazioni, divagazioni, sensibilità, credenze mistiche etiche e religiose, fedi , suscettibilità, passioni e tutto quello che mi viene in mente di assolutamente intangibile.
Le immagini ti portano in una terra che sai esistere, ma da cui hai sempre cercato di tenerti  alla larga. Dove non esiste una consapevolezza razionale, ma solo un'intuizione.Qualcosa che sai esistere, ma che è inafferrabile, indescrivibile, inenarrabile. E che ti fa abbastanza paura.
Per questi motivi un giudizio di qualità - di merito o demerito - è frammentario, parziale, arbitrario, limitato. Qualsiasi cosa detta, ogni commento di sorta, sembra un'idiozia. Diventa pretenziosa e presuntuosa. Sembra un Tutto talmente immenso da renderti conto di essere in una posizione infinitesimamente microscopica, un granellino di sabbia, per poter avere una visione d'insieme un minimo attendibile.
Come una formica al cospetto di un essere umano, ecco.
E tu, ignaro e ingenuo, mortale e peccatore figlio di Dio non hai assolutamente gli strumenti per poterlo misurare, questo Mondo.
L'unica cosa che puoi fare è lasciare scorrere le immagini e rimanere senza difese. Così. Alla berlina del Mistero della Vita, perchè è questo che viene rappresentato. Con tutte i suoi bravi assunti non-logici e non-spiegabili. Anche contraddittori.
Il discorso religioso-cattolico diventa qua ingombrante.
Anche perchè non sono convinta del tutto si sta rappresentando il Cattolicesimo. Piuttosto una fede, che puo' essere anche di diverso tipo, che so, Buddista.
 Per rappresentare questo mistero Malick prende ad esempio una famiglia americana e la inserisce nel ciclo della vita (e della morte).
La giustizia divina viene negata, appunto, in quanto la vita è fatta di sofferenza e perdite. Di abbandoni e di addii. La Natura e la Grazia racchiudono tutto questo.
Tant'è che il Padre (Brad Pitt), alla fine del film, si accorgerà che non è bastato vivere secondo i buoni principi, il rigore, la disciplina, andando in Chiesa la Domenica, per essere esonerati dal dolore e assolti dal peccato. Perchè anche il dolore e la sofferenza sono racchiusi dentro la Grazia e la Natura, appunto, le uniche due strade percorribili dall'essere umano, nel momento in cui viene alla luce.
La Madre (Jessica Chastain), la si sente sussurrare, in alcuni passaggi di immagini: "Perchè non mi ascolti?" "Perchè non mi rispondi?" rivolgendosi a un noncurante Dio che le ha portato via il secondogenito. Un Dio che non si prende cura dei suoi figli, delle anime incarnate.
Non mi è chiaro se il Signore sia un Dio Cattolico e qualche altro Dio
Secondo la mia visione, le anime passano attraverso dolori e sofferenze per evolvere, per potersi incarnare ad un livello sempre più evoluto, vita dopo vita.
Trovo una dimostrazione a questa mia visione, quando alla fine del film, la madre pronuncia la frase "Signore, guidaci fino alla fine dei tempi".
(E direi che, fino alla fine dei tempi, il corpo fa un po' fatica. Se invece parliamo di anime, il piano del discorso cambia).
Un'altra cosa: fotografia spettacolare. Nitida, perfetta, così suggestiva da sembrare surreale.
Ps. Da vedere.
Avvertenze: poi ti resta negli occhi e nella mente.Ti incasina i pensieri.
Ti lascia turbato.
E dopo, come scrive Bordone, succede questo:
"Si gira per la città, tornando verso casa, ripensando alle estati di quando si diventava persone, ai migliori amici inseparabili, all’essere figli grandi o piccoli. E si è pieni di gioia, paura, malinconia, come quando da bambini si piangeva di pianto, senza sapere perché".


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