Davide, sette anni, “tiene il muso” perché il suo progetto sul drago, lavoro di gruppo, non va bene agli altri componenti della squadra.
Chiara, 4 anni, si mette a piangere perché sta perdendo a “UNO” con suo fratello più grande.
Luigi, dodici anni, rifiuta di fare merenda per festeggiare il vincitore del torneo di ping pong: lui è arrivato secondo.
Quante volte sono successe situazioni simili nella nostra esperienza! Le persone che non sopportano di perdere sono all’ordine del giorno e spesso provocano negli altri forti sentimenti di antipatia.
Il “perdente“ difficilmente accetta la sua situazione e questo avviene per svariati motivi:
- Il suo temperamento.
- La concezione della non vittoria come un attacco mortale alla propria autostima.
- Il pensiero costante di essere sempre l’ultimo e di non potercela fare; ma allo stesso tempo un’attenzione eccessiva al voler emergere e prevalere su tutti gli altri.
- L’ambiente circostante che esplicitamente o implicitamente trasmette l’importanza del valore del successo sempre e comunque, dove ogni sconfitta è un fallimento e comunque una situazione da evitare.
Ecco che cosa si può DIRE in queste situazioni:
- “E’ giusto che tu sia triste/ arrabbiato”
- “Hai vinto, bravo. Secondo te come si sentono gli altri? Tu come staresti se avessi perso?”
- “Hai perso ma ho visto che hai fatto dei progressi in questo e in quell’ambito”
- “Stai migliorando, continua ad impegnarti e otterrai ciò che vuoi”
- “Non si può sempre vincere e non si può sempre perdere”
Ecco invece che cosa si può FARE per educare a perdere serenamente:
- Non lasciare vincere il bambino, giocate insieme a un gioco adatto per la sua età e il suo sviluppo. Certe volte vincerà e altre perderà, proprio come succede nella vita reale.
- Fare sport aiuta a misurarsi con le sconfitte e le vittorie.
- Se però la situazione è molto frustante, scegli uno sport e un allenatore che si focalizzano sulle abilità e i progressi piuttosto che sulle vittorie.
Educare a perdere significa preparare alla vita futura, alla possibilità di insuccessi e soprattutto, ad apprezzare maggiormente i successi.