Quando un decreto dei Borbone rese Napoli la città più pulita d’Europa

Creato il 19 dicembre 2014 da Vesuviolive

Un triste destino quello di una città come Napoli, vista dal mondo intero come una città sporca e piena di rifiuti, quando pochi secoli fa era considerata come la più pulita d’Europa, simbolo di ordine e la prima a fare la raccolta differenziata e ad insegnare alle altre popolazioni italiane l’uso del bidet.

Il recente trascorso e la pessima gestione amministrativa da parte delle istituzioni induce a delle riflessioni, poiché a differenza di oggi, un paio di secoli fa, c’era un’oculata e responsabile gestione dei rifiuti. Le prime ordinanze nel meridione si ebbero nel lontano 1330, quando nella città di Palermo vennero esposte delle ordinanze relative alla pulizia dei luoghi pubblici ed obbligavano i bottegai a mantenere in ordine gli spazi davanti ai loro locali.

Ma nel XIX secolo, con un decreto del 3 maggio 1832, firmato dal prefetto della polizia di Napoli, Gennaro Piscopo, si ebbero le prime pene detentive per i trasgressori. Il Re Ferdinando II di Borbone, fu il primo ad ordinare la raccolta differenziata, con il suddetto decreto che obbligava di mantenere l’igiene sulle strade. Il prefetto diede disposizioni in merito, scrivendo nel testo che “Tutt’i possessori, o fittuarj di case, di botteghe, di giardini, di cortili, e di posti fissi, o volanti, avranno l’obbligo di far ispazzare la estensione di strada corrispondente al davanti della rispettiva abitazione, bottega, cortile, e per lo sporto non minore di palmi dieci di stanza dal muro, o dal posto rispettivo e che questo spazzamento dovrà essere eseguito in ciascuna mattina prima dello spuntar del sole, usando l’avvertenza di ammonticchiarsi le immondezze al lato delle rispettive abitazioni, e di separarne tutt’i frantumi di cristallo, o di vetro che si troveranno, riponendoli in un cumulo a parte”. Poi aggiungeva che “Dovranno recarsi ne’ locali a Santa Maria in Portico, dove per comodo pubblico trovasi tutto ciò che necessita” ed inoltre il divieto “di gettare dai balconi materiali di qualsiasi natura”.

Come si legge nel Regio Decreto n.21, le autorità si ponevano il problema della spazzatura, obbligando la popolazione alla raccolta differenziata, in particolare quella del vetro. Insomma, già allora si faceva un’importante riflessione sul problema dell’accumulo di immondizia, e come evitare di far confluire i rifiuti in un unica discarica. A tal proposito vale la pena ricordare l’ammirazione dello scrittore ed erudito Goethe, quando nel 1787, durante il suo viaggio in Italia, rimase stupito per il riciclo degli alimenti in eccesso che si attuava tra la zona di Napoli e le campagne intorno (l’attuale “Terra dei Fuochi“).

Circa duecento anni fa, quindi, una legge borbonica aveva risolto il problema dei rifiuti, che oggi invece sembra essere insormontabile, oltre ad essere diventata una questione che riguarda l’intera nazione.


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