L’Iran,il paese delle Mille e una Notte, opera adesso bandita perchè immorale. Il paese della mia amica pittrice Leila, con cui scambiamo appassionate storie sulla letteratura e sulla poesia. Un paese che calpesta i diritti umani e uccide i poeti.
Il 27 gennaio è toccato a Hasheem Shaabani di 32 anni, un arabo-iraniano di Ahwaz, nel sud est del Paese. Il poeta, noto per i suoi versi pacifisti, è stato accusato di aver “seminato la corruzione sulla terra”. Lui, accademico, padre di famiglia, figlio devoto che si prendeva cura del padre, un veterano rimasto ferito durante la guerra contro l’Iraq .
Ma di cosa era colpevole Shabaani? Nella provincia di Ahwaz, a maggioranza araba, la Guardia rivoluzionaria è stata messa alle corde dagli attentati per più di due anni. Il risultato è trovare un capro espiatorio. Un poeta che siccome scrive in arabo è accusato di essere un sovversivo.
“Io ho cercato solo di difendere il desiderio legittimo che ogni popolo dovrebbe avere cioè il diritto a vivere liberamente nel pieno dei diritti civili. Non ho mai usato un’arma per combattere contro i crimini atroci tranne la penna” ha ripetuto Shabaani ai suoi carcerieri. Ecco una sua rara foto:
Quando la penna è considerata più pericolosa delle armi, quando vengono uccisi i poeti, dovremmo chiederci cosa stiamo costruendo, in questo mondo.
E questi sono stati gli ultimi versi di Hasheem Shaabani prima della condanna:
“Per sette giorni hanno gridato contro di me/
Tu stai facendo una guerra ad Allah/
Sabato: perché sei un arabo/
Domenica: perché sei di Ahwaz/(…)
Martedì: ti fai beffe della Sacra Rivoluzione/
(…)Venerdì: sei un uomo, non basta questo per morire?”
Così a testa alta muore un poeta, ma questa non è una consolazione. E l’immagine degli impiccati che circola nel web non solo fa rabbrividire, mette rabbia al mondo, quel mondo che prima o poi porterà il conto agli assassini.