Lo strumento legislativo creato nel dicembre del 2001 per la realizzazione delle grandi opere (la cosiddetta “legge obiettivo”, della quale si parla tanto in questi giorni) è la dimostrazione più evidente dell’ipocrisia che in Italia si nasconde dietro la parola “legalità”.
E non credo che quel rifiuto di svolgere correttamente il proprio compito avesse a che fare solo con incapacità, o con impreparazione, o con imbecillità, o con pavidità (elementi che pure ho visto all’opera, tutti).
Penso però che l’usanza di nascondersi dietro parole-paravento quali “legalità” non sia solo segno d’ipocrisia.
Credo sia anche segno di vigliaccheria; quelli che se ne fanno scudo non hanno infatti il coraggio di rivendicare alla luce del sole la loro voglia di potere, di mostrare la loro violenza.
Hanno bisogno di fingere, di nascondere la loro meschinità, la loro nullità.
Da vigliacchi, da miserabili.