Quante vale la X: 2.58, 9.86 o 64.87 grammi?

Creato il 19 agosto 2011 da Zfrantziscu
di Atropa BelladonnaA furia di navigare e scavare, qualcosa di preciso salta fuori, anche su questi misteriosi segni ponderali dei nuragici. Il problema è che le cose a me non tornano, se qualcuno volesse spiegarmi il busillis gli/le sarei grata. Leggo che il segno ad X è impresso su un pesetto da bilancia da santu Brai (Furtei) e vale 64.87 grammi. Si trova al museo di Sardara. Poi leggo, su Tharros Felix IV un articolo che parla di un sequestro dei carabinieri: bronzi nuragici, tra i quali delle accettine miniaturistiche dove : “Appare di eccezionale interesse la presenza, in alcuni esemplari, di segni di tipo alfabetico semitico, incisi a freddo, che potrebbero costituire una notazione del valore ponderale”, firmato E. Usai e R. Zucca. Tra cui due micro-ascette che recano il segno X: “Ascia a tagli ortogonali con foro passante per immanicatura, con segno a X (taw?) sul piatto della penna. Lungh. cm 3,52; peso g 2,58” e  “Ascia a tagli ortogonali con foro passante per immanicatura, con segno a X (taw?) sul piatto della penna.  Lungh. cm 5,5; peso g 9,86”. Una l’ ho individuata, tramite la foto purtroppo di scarsa qualità, l’ altra no, devo fidarmi. Sono le stesse che ho visto alla mostra di Cagliari? Credo di sì. Ma a parte questo, abbiamo che una volta  X varrebbe 64,87 grammi, l’ altra 2,58 e l’ altra ancora 9,86. Siccome questo non è possibile e siccome non mi sembra plausibile tracciare un segno ponderale su un’ ascetta miniaturistica rituale, mi pare ovvio che questa X sta per qualcos’ altro. Anche se rimango possibilista sul “pesetto” di Santu Brai. Poiché le asce sono bipenni e la X sta in genere per “segno di”, io un’ idea ce l’ho. Ma è molto diversa da questa, di Ugas, il quale dopo aver negato recisamente la presenza di qualsiasi forma di scrittura nell’ età del bronzo sardo, dice:  “Diversa è invece la situazione per  il I Ferro. Negli scavi sono stati recuperati un buon numero di pesi da bilancia, lingotti in piombo, vasi e altri manufatti con segni di scrittura di origine alfabetica oltre che manufatti con  segni  geometrici connessi con un codice di rappresentazione numerale. Nel IX-VIII secolo, in una società aristocratica imperniata sul governo dei giudici e supportata da strutture santuariali che accumulavano notevoli ricchezze erano  sorte le condizioni per la comparsa di scribi-contabili. Non diversamente dalle altre regioni  la Sardegna dovette conoscere dunque la scrittura. Di questa questione mi sono occupato in alcuni convegni e in un lavoro che sta per andare in stampa”.

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