Mi parevano anche ragazzi per bene, eppure nessuno di essi ha dato una risposta valida ai compagni. Ma forse anche tra noi adulti c’è poca chiarezza oppure lo abbiamo dimenticato.
Ho ritrovato un mio vecchio quaderno della V^ elementare, la maestra ci aveva fatto fare un dettato con tanto di disegno della bandiera italiana. Un modo semplice ma efficace che ha lasciato nella mia mente una traccia indelebile di questo momento storico italiano.
“Correva l’anno 1946 e l’Italia usciva da un periodo di lutti e sofferenze. La guerra era finita ma il paese doveva soffrire ancora molto. Il 9 maggio, il Re d’Italia Vittorio Emauele III di Savoia, cosciente ormai di aver compromesso definitivamente la sua reputazione, (sia per essersi compromesso con il fascismo sia per essere fuggito lasciando Roma indifesa a discapito del motto “Avanti Savoia”), penso’ bene di abdicare a favore del figlio Umberto II,che regnera’ solo per 35 giorni.
Questo non servi’ a salvare la monarchia e quando il 2 giugno 1946 si tenne il Referendum Istituzionale per decidere le sorti dell’Italia, vinse di misura la Repubblica (12.717.923 voti per la Repubblica contro 10.719.284 voti a favore della monarchia) e De Gasperi fu incaricato di formare il governo.
La sconfitta fu ovviamente mal digerita dal Re che non esito’ inizialmente a parlare di brogli ma, alla fine abbandono’ il territorio italiano.
Quel 2 giugno del ´46 le donne votarono per la prima volta e sono oltre dodici milioni. Un diritto, un adempimento ovvio per la democrazia, eppure una conquista difficile, inseguita fin dai primi movimenti femministi a cavallo del Novecento.
In precedenza, il 1° febbraio del ´45, un decreto aveva esteso il suffragio alle donne che in alcune regioni avevano già potuto votare per le elezioni amministrative. Ma essere candidate ed esprimersi per i destini della nazione era tutt´altra cosa.”