L’altro giorno mi sono recato in un ufficio della Pubblica Amministrazione (avevo bisogno di alcune informazioni).
Varcato l’ingresso mi sono imbattuto in un banco, dietro il quale c’erano due impiegati.
Siccome viviamo in un Paese nel quale da vent’anni non si fa che vendere fumo, atteggiandosi ridicolmente a ciò che non si è, sopra quel banale banco faceva bella mostra di sé la scritta front-office (evidentemente chiamarlo “banco informazioni” sarebbe stato troppo semplice e, soprattutto, troppo chiaro).
Accanto a quel banco c’era una porta, sulla quale era scritto, a caratteri cubitali, coordinatore front-office.
Al di là del fatto che pensare al coordinamento di due impiegati è qualcosa di incredibile, vediamo adesso qual è la funzione di quel front-office.
Ebbene, la procedura pensata dalla Pubblica Amministrazione prevede che, dopo essere stati invitati a mettersi in coda, i clienti (così ormai vengono chiamati i cittadini italiani negli uffici pubblici), una volta raggiunto il bancone e aver indicato ad uno di quei due impiegati il motivo per il quale si erano recati in quel luogo, ricevano dalle mani di uno dei due un biglietto sul quale è indicato il numero dello sportello al quale rivolgersi (dopo aver atteso il proprio turno) per ottenere quelle informazioni per le quali si erano recati in quell’ufficio.
E così in quell’ufficio si fa una prima coda per sapere dove farne (in quello stesso ufficio) una seconda!
Sarebbe sufficiente installare, ben visibile all’ingresso di quell’ufficio, un distributore di biglietti ed una chiara tabella con indicati, per ogni tipologia d’informazione, il tasto da premere per ottenere il biglietto col numero dello sportello al quale rivolgersi (come avviene da tempo, per esempio, negli uffici postali).
Mentre mi trovavo in coda (la prima) ho notato che in quel microcosmo la Pubblica Amministrazione italiana aveva creato tre posti di lavoro, tutti e tre assolutamente inutili (difficile dire quale lo sia di più, fra quei due “distributori di biglietti” e il loro coordinatore).
E quanti sono, mi son detto, i microcosmi simili presenti in tutta Italia, quanti i posti di lavoro superflui sparsi da Aosta a Ragusa?
Ricordo quando, anni fa, al Cairo per lavoro, mi recai nella sede di una delle più importanti società egiziane.
Quando, dopo aver lasciato i miei documenti in portineria, mi diressi all’ascensore per andare nell’ufficio dove ero atteso, notai che, una volta apertesi le porte dell’ascensore, all’interno di esso c’era, seduto su una piccola sedia, un dipendente di quella società, addetto ad un compito davvero particolare: il suo lavoro consisteva nel premere il pulsante corrispondente al numero del piano al quale si era diretti.
Che dire di più?