Non so come la vedete voi, io ho un punto di vista decisamente chiaro sull'argomento. Un punto di vista, se mi permettete, che ho maturato in questi anni di fatiche sulla tastiera, anni in cui non sempre ho seguito la realtà per scrivere le mie storie ma spesso affidandomi al buon senso e a quella cosa chiamata coerenza. Come dice King nel suo On Writing, non importa se esiste o meno, importa solo quanto siete in grado di far credere al lettore che sia vero. Insomma, nessuno mi vieta di far girare il mondo in senso inverso, o di trasformare la pioggia in vino, basta che sia in grado di renderla coerente, che non la tramuti in un semplice deus ex machina e che abbia la capacità di essere chiaro. Facile, no? Be', non proprio… Perché se da un lato questo discorso non fa una piega, ci possono essere momenti o situazioni in cui tutto questo serve a poco. O niente. Mettiamo che stia parlando di supereroi, un genere in cui abilità come il volo o la telecinesi sono quasi all'ordine del giorno. Potrei semplicemente dire che Tizio sa volare, facendolo sfrecciare verso le nuvole senza preoccuparmi di spiegare perché sappia farlo. Ma se invece racconto il come, cioè quali sono le cause e le motivazioni per cui lui sa fare quel che fa, il personaggio acquisisce spessore, dinamismo, diviene più reale e soprattutto, più umano. Quindi essere verosimili è necessario… Mmmh, continuo a non crederlo.
In una storia di fantascienza non c'è verosimiglianza, a meno che non si tratti di una storia particolare e articolata. Prendiamo Star Trek, per esempio: lì tutto è verosimile, lo stesso universo in cui si muovono i personaggi e le astronavi è soggetto a leggi ben precise, ma non per questo reali. Loro utilizzano l'antimateria come noi facciamo con la benzina, parlandone come se si trattasse di un argomento alla portata di tutti. Stessa cosa per le varie razze presenti nel caleidoscopio razziale di quella serie. Infatti non ci stupiremmo se guardando un episodio vedessimo arrivare un Klingon o un Ferengi. Perché? Perché gli autori sono stati in grado di venderci qualcosa come reale, l'hanno resa coerente e perciò vera. Ma cosa accade quando ce ne freghiamo e puntiamo tutto sull'assurdo, senza pensare al lettore? Un delirio, ecco cosa ci ritroviamo fra le mani. Se la fantascienza si fosse basata solo sul realismo, allora le astronavi non sarebbero nemmeno esistite e gli unici viaggi spaziali a cui avremmo assistito sarebbero stati molto simili alle spedizioni Apollo. Quindi essere verosimili aiuta, anche se non deve diventare un chiodo fisso.
E' verosimile? Mmmh, non credo... Potrebbe esistere? certo, basta renderlo reale!
Sempre citando King, nei suoi romanzi lui ricrea intere cittadine (basta pensare a Derry, nel Maine, città di fantasia ma che, grazie a lui, vive e prospera in almeno una decina di storie), comunità che vivono al margine di una sottile linea di confine con l'orrore, ma quando leggiamo le sue storie difficilmente ci viene da pensare "ehi, ma questo non può esistere!". Questo perché la sua bravura, il suo stile di scrittura è in grado di renderlo vero ai nostri occhi e perciò tangibile. Onestamente, quando scrivo, tendo a seguire la logica, il mio personale senso della misura, e difficilmente mi fermo a pensare se una cosa possa essere reale o semplicemente inventata. Anzi, in questi casi punto sulla naturalezza, cercando di farla sembrare una cosa normale. Ok, non sempre riesce, ma quando accade è una sensazione di potere assoluto. Credo stia qui la vera bellezza dello scrivere, quel piacere che si nasconde sotto fatica e ore spese su una tastiera. Il creare mondi, persone, situazioni che non esisterebbero senza il nostro apporto e che, sempre senza di noi, morirebbero immobili e congelate. Insomma, siate credibili, usate qualsiasi mezzo di cui disponete ma siate i primi a credere in quello che scrivete. Se sarà così, allora potreste anche spostare i continenti senza che nessuno venga da voi e vi dica che non potevate farlo. Perché con le parole tutto è possibile, basta volerlo!