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Quanto deve la scrittura nuragica ai neolitici? 1a puntata

Creato il 07 marzo 2011 da Zfrantziscu
di Atropa Belladonna
A dire il vero sono lontana anni luce dal capire a quanto ammonti il debito degli scribi nuragici nei confronti delle culture precedenti. Figuriamoci, ancora mi ci perdo nella giungla dei Bonannaro e degli Ozieri. Ma insomma, una piccola raccolta l'ho fatta. Per ora non riesco ad andare oltre 12 righe, cioè 12 serie di segni corrispondenti, diciamo “roughly”, a quelli che saranno i segni alfabetici dei Nuragici. Come c'era da aspettarsi, tra questi illustri antenati vi sono tutte le lettere e/o pittogrammi più forti della epigrafia religiosa dei Sardi dell'età del bronzo e del ferro (Fig. 1).

Quanto deve la scrittura nuragica ai neolitici? 1a puntata

Figura 1

Non escludo, anzi lo ritengo molto probabile, che parecchi di questi segni vadano spostati da una riga all'altra: per esempio, non sono per nulla sicura che le corna di toro “a barca” (IX da sinistra nella riga 1) siano equivalenti alle corna quasi chiuse a cerchio di altre protomi, a sottolineare, a mio parere, la natura solare di un certo Toro. Per il momento possiamo dire che il repertori più ricchi sono quelli del Toro e della Luce, mentre ho trovato solo un esempio sia per il segno zayin-simile (riga 5) che per il segno taw-simile (riga 12). Rispettivamente su un pendente-amuleto da Puisteris (Mogoro) e sull’ “idolo” dalla grotta di San Michele, che ho già mostrato, entrambi di cultura di Ozieri o sub-Ozieri(1). Il Toro e la Luce, vale a dire gli ingredienti di base della scrittura “illuminata” nuragica, di cui il NurAk è per così dire l'araldo più spettacolare: chi ha avuto la fortuna di assistere ad un evento epocale come la proiezione del filmato del G.R.S. che ci mostrava il Toro di Luce all'interno del nuraghe Santa Barbara, al solstizio d'inverno, non può avere molti dubbi su questi due “ingredienti”. Come non credo vi possano essere molti dubbi sulla simbologia fallica del nuraghe monotorre. Simbologia fallica che, a prima vista, appare in secondo piano nella cultura neolitica sarda, rispetto alla Dea: ma non è, a mio parere, in secondo piano il potere fallico della Dea, come ho già avuto modo di sottolineare. Allora guardiamoci la testina di Muros, così cilindricamente fallica e con un simbolo solare/luminoso ed uno strana appendice sul retro (figura 2). Non ci dice ora qualcosa di più?

Quanto deve la scrittura nuragica ai neolitici? 1a puntata

Figura 2

E che dire di alcuni reperti di Sa Ucca ’e su Tintirriolu (2)? Il frammento di vaso con una sorta di albero della vita, un simbolo solare ed uno cornuto/semilunato colpì anche il Loria (2) che lo discusse a lungo, così come lo colpì un grande vaso a cestello, anch'esso con segni solari e/o astrali sull'esterno, e con una strana decorazione nell'interno (fig. 2, in basso a sinistra): sette segni semilunati o taurini, forse una simmetria spezzata di proposito per ottenere il numero 7, uno dei numeri “forti” dei Nuragici. Non so dire, assolutamente no, se il reperto da Conca Illonis di figura 2 sia “leggibile”. Non ho molti dubbi che lo sia la grafica della domus di Pimentel (in figura 2 in una riproduzione di Lilliu (4)), se non altro a causa di quel segno verticale tra la “protome” ed il segno a barchetta riccioluta (uno dei marchi della Dea): i semitisti lo chiamerebbero addirittura segno separatore. Non che sappia leggerla, intendiamoci. Quanto al pendente-amuleto di Puisteris, immagino che sarebbe molto interessante disporre dell'intero reperto, ma quel segno tondo dentro una sorta di protome, nonché quelle due linee parallele, o è una decorazione fatta da un’ artista imbranato come me, o sono segni di scrittura/pre-scrittura. Del resto il III millennio non è certo un'epoca “muta” nel mondo circostante, o sbaglio?
(1) Giovanni Lilliu, Arte e religione nella Sardegna prenuragica,1999; Giovanni Lilliu, Ciottolo inciso prenuragico dalla grotta sarda di San Michele d’Ozieri-Sassari, in: Sardegna e Mediterraneo negli scritti di G. Lilliu, vol. 3, pp. 1197-1210(2) R. LORIA-D. H. TRUMP, Le scoperte a “Sa Ucca ’e su Tintirriolu” e il neolitico sardo, in «M.A.L.», XLIX, Roma, 1978. (3)Gigi Sanna, La pietra nuragica di Losa. Tre soli simboli ed un universo concettuale, 29.11.2009(4)Giovanni Lilliu, Aspetti e problemi dell’ ipogeismo Mediterraneo, in: Sardegna e Mediterraneo negli scritti di G. Lilliu, vol. 6, http://www.sardegnadigitallibrary.it/index.php?xsl=626&s=17&v=9&c=4463&id=203299

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