Partiamo dal vertice. 217mila euro all’anno la cifra guadagnata dal Presidente del Cnel, Antonio Marzano, ex ministro delle attività produttive nel Governo Berlusconi. Al suo stipendio vanno aggiunte le spese per i suoi uffici e per il consiglio di presidenza (portavoce e personale di supporto) che arrivano a 500mila euro. Naturalmente l’organo vanta una serie di dipendenti, 80 assunti a tempo indeterminato per la precisione, di cui 7 dirigenti per un costo annuo di 7 milioni di euro. A questi aggiungiamo 250 mila euro per i buoni pasto, 300mila euro per i leasing auto, 207mila euro per interventi assistenziali, 400mila euro per la cancelleria, 100mila euro per la formazione.
Ai costi del personale vanno sommati quelli per i 64 consiglieri e i due vicepresidenti. Ogni consigliere percepisce un'indennità annua di 25mila euro mentre i due vicepresidenti ne percepiscono 41mila a cui vanno aggiunte spese di viaggio, le spese per partecipare alle riunioni nazionali e internazionali, insomma per fare un esempio, nel 2012 sono stati stanziati mezzo milione di euro solo per le spese aggiuntive.
Ma i costi per mantenere il personale e le spese non sono le uniche che il Cnel sopporta. Il budget messo a disposizione per la pubblicità, le relazioni pubbliche e la comunicazione è di 850mila euro l'anno.
Ma a cosa serve questo organo? Il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (CNEL) è stato istituito con legge n. 33 del 5 gennaio 1957 ed è un organo di rilievo costituzionale, previsto dall'articolo 99 della Costituzione. È un organo consultivo del Governo, delle Camere e delle Regioni, e ha diritto all'iniziativa legislativa, limitatamente alle materie di propria competenza. Le materie di sua competenza sono la legislazione economica e sociale. In realtà da quando è nato, ben 50 anni fa, il Cnel ha presentato solo 14 disegni di legge e 96 pareri in tutto sottoposti a Governo, Parlamento e Regioni, praticamente due all’anno.
Cifre che parlano da sole. Un po’ ingenuamente ci chiediamo… possibile che nessuno ci abbia mai pensato prima?
Alessia Gervasi