Era il 7 febbraio del 1987, ormai quasi trent'anni fa; Claudio Villa moriva. Appresi la notizia, e come me moltissimi italiani, durante la trasmissione in televisione dell'ultima serata del Festival di Sanremo. Erano passate da poco le ore 23.00, si presentò Pippo Baudo dopo l'esecuzione dell'ennesima canzone e fece l'annuncio. Ci fu un silenzio generale poi Baudo chiese un applauso; e applauso ci fu, lungo e caloroso.
Vinse la canzone "Si può dare di Più", cantata dai tre amici Umberto Tozzi, Enrico Ruggeri, ancora con i capelli e gli occhiali scuri con la montatura bianca, e Gianni Morandi. Disse Morandi: " Conoscevo Claudio Villa da quando portavo i calzoncini corti e lui, già famoso, venne a cantare nel mio paese. Che strano sapore ha la vittoria in queste condizioni".
Ecco, il reuccio della canzone ci aveva lasciato.
Era stato ricoverato a Padova per un intervento al cuore; e molti pensammo che fosse deceduto sotto i ferri dei chirurghi, invece no; fu un infarto. Niente faceva prevedere la sua uscita di scena così improvvisa. Per sessant'anni aveva occupato un posto speciale nel grande palcoscenico della canzone italiana e romanesca.
Era trasteverino, era nato in via della Lungara, la strada dove c'era e c'è il carcere di Regina Coeli; e di cognome faceva Pica, come il padre Pietro che faceva prima il ciabattino, poi il vetturino e l'acquaiolo. E pure lui lo aiutava andando a riempire, all'Acqua Acetosa, i recipienti con l'acqua da vendere.
Poi scoprì la sua voce, e la sua vita cambiò.
Ma in questo breve pezzo, che ho scritto di getto per presentare una stupenda canzone su Roma, è d'uopo dire della trasformazione di Claudio, cantante melodico per eccellenza, dal Claudio dei primi tempi, che si obbligò a cantare in falsetto e che ci ha lasciato indimenticabili melodie su disco, ed è il Claudio Villa che amo di più, nel cantante che conosce la gran massa di fans, cioè di Claudio delle esibizioni a voce piena, da grande tenore.
Era il 1944. Claudio si ammalò di tubercolosi; un male micidiale per chi canta. Tanto è vero che i medici gli consigliano di lasciare perdere; non può più cantare se non vuole aggravare la malattia. Ma il giovane trasteverino è impunito, come si dice a Roma, e non demorde. Decide di cantare in falsetto, prova e riprova e la cosa gli riesce, senza eccessivi sforzi di voce.
E da quella malattia è nato un Claudio Villa fantastico.Eccola la sua voce, in falsetto appunto, in una famosa canzone: "Quanto sei bella Roma".
Quanto sei bella Roma quanto sei bella Roma a primavera er Tevere te serve er Tevere te serve da cintura, San Pietro e er Campidojo da lettiera, Quanto sei bella Roma quanto sei bella Roma a prima sera. Gira si la vòi girà, Canta si la vòi cantà. De qua e de là dar fiume de qua e de là dar fiume c'è 'na stella, e tu nun pòi guardalla e tu nun pòi guardalla tanto brilla, e questa è Roma mia, Roma mia bella, de qua e de là dar fiume, de qua e de là dar fiume c'è 'na stella. Gira si la vòi girà canta si la vòi cantà