Il gene Martina è, nel patrimonio cromosomico del tennis femminile, un gene dominante. E infatti rieccolo, saltata la generazione post-Navratilova, incarnarsi nuovamente nella Hingis, superata la metà degli anni '90.
La "nuova" Martina (chiamata così dalla madre proprio in onore della Navratilova) balza in cima alla classifica WTA nel marzo del '97, scalzando Steffi Graf (e Monica Seles). È la più giovane numero uno della storia: resterà in cima all'Olimpo resterà 80 settimane consecutive e poi, alternandosi a Lindsay Davemport, fino all'ottobre 2001.
Come Monica Seles, nel suo primo anno di gloria si aggiudica tre quarti di Slam (sarebbe stato en plein se Iva Majoli, all'unico grande risultato della sua carriera, non l'avesse sconfitta in finale a Parigi). Come Monica Seles, anche Martina avrà una carriera fulgida e breve.
Martina Hingis è stata l'ésprit de géometrie applicato all'arte della racchetta: una giocatrice unica nella storia del tennis. Poco dotata dal punto di vista muscolare, Martina disegnava il campo con traiettorie chirurgiche, apollinee e micidiali. I colpi da fondo avevano una fluidità straordinaria; il tempismo e il tocco a rete non erano da meno (la Hingis è, con la sua omonima e connazionale Navratilova, forse la più grande doppista di sempre). Vedere questo animale da tennis in azione è un piacere per la vista:
Dopo quello straordinario 1997, Martina Hingis vincerà ancora tantissimo fino al 2001.
Ma Martina ha i nervi fragili, e (anche) per questo non diventerà la giocatrice più titolata di sempre.
Una sconfitta, più che una vittoria, è utile per capire il carattere spigoloso di Martina Hingis. Finale del Roland Garros del 1999, la diciannovenne cecoslovacca affronta una Steffi Graf alla sua ultima apparizione sul rosso di Parigi. Un set a zero e 2-0 per la Hingis. Servizio Graf. Sul primo servizio del game, la risposta lungolinea di dritto della Hingis è chiamata fuori. La stessa Graf sembra perplessa. La Hingis intanto, avvicinandosi a rete, chiama in causa Anne Lassère: la giudice di sedia conferma la decisione del giudice di linea. A questo punto, il gesto di Martina Hingis è clamoroso, qualcosa di inaudito per i canoni di comportamento del tennis: Martina "invade" il campo della Graf per indicare quello che, secondo lei, è stato il vero punto di impatto della palla: non siamo ai livelli di una bestemmia in chiesa, ma siamo lì. Il pubblico comincia a rumoreggiare: la poca simpatia umana non le ha guadagnato crediti, i parigini sugli spalti non la perdonano. Poco importa che, sul merito, la Hingis avesse probabilmente ragione (la palla aveva pizzicato il campo, ed era dunque buona): lo Chatrier ha identificato la sua nemica e quindi la sua eroina. I cori pro Steffi salgono al cielo. Georgina Clark e Gilbert Yserne, giudici d’appello, scendono in campo per chiudere la questione: la Hingis viene punita con un quindici per aver attraversato il campo. La Graf si ritrova avanti 30-0 nel game, mentre lo stadio è una bolgia inferocita contro l'intrattabile Martina:
La partita della Hingis finirà lì. E probabilmente lì cominceranno ad accumularsi le tossine che la porteranno a un precoce ritiro.
Nel 2002 Martina gioca poco (a causa di guai fisici) e perde molto (in confronto alle incredibili annate precedenti). Nel 2003 non gioca proprio, annuncia il ritiro e l'8 settembre esce dal ranking WTA. Gli effimeri ritorni all'attività del 2005, del 2006 e del 2013 le varranno, tra gli altri successi, un quarto di finale agli Australian Open e un titolo in doppio nel medesimo torneo.
I problemi fisici e (soprattutto?) una certa difficoltà ad accettare le sconfitte hanno privato troppo presto gli appassionati di tennis di una giocatrice fuori dal comune.
Il tennis era defitivamente cambiato: la sola classe, di fronte alla sconcertante potenza di Venus Williams prima e di Serena poco dopo, non bastava più. Neanche se ti chiamavi Martina.
Andrea Donna