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quarant'anni nell'armadio di mamma: gli anni Ottanta, parte prima

Da Stanford @stanfordissimo

quarant'anni nell'armadio di mamma: gli anni Ottanta,  parte prima Il grembiule nero col fiocco azzurro strideva notevolmente col concetto di “esame” della quinta elementare, ma compresi che nonostante avrei preferito alla matematica, persino un volo dalla rupe Tarpea, dovevo farmi forza ed affrontare quello che tutti credevano essere il primo esame della mia vita. Ero bravissimo anche al gioco con l'elastico, ma non era compreso nelle materie di esame così come anche non lo erano gli spintoni alla bambina, con cui mi sarei fidanzato nella seguente prima media, con una semplice stretta di mano al museo di Scienze naturali. Lo superai quell'esame, ma francamente se mi avessero detto che il grembiule non l'avrei più portato comunque, non mi sarei presentato!
 Erano gli anni Ottanta diamine, e uno splendido decennio mi aspettava! Si, mi avrebbe accolto vestito un po maluccio, visto che mi toccavano gli abiti smessi del cugino Claudio, e con uno strano odore persistente che veniva dalle ascelle senza che sapessi perché, , ma presto dopo aver risolto il problema dell'igiene personale, (che a quell'età è una incomprensibile necessità degli adulti), avrei migliorato anche quello, perché negli anni ottanta tutto sembrava migliorare, fiorire, e illuminare il viale del futuro di meraviglia! quarant'anni nell'armadio di mamma: gli anni Ottanta,  parte primaLa televisione era a colori, e se l'Italia fu una delle ultime nazioni ad avviare le trasmissioni a colori, noi fummo gli ultimi ad averla in casa per non essere da meno! Mia madre “come se fosse mia madre” cominciò a tornare a casa con strani capelli ricciuti, e pareva che quella specie di acconciatura elettrica, fosse “permanente”, anche se non capivo perché se io dovevo farmi la doccia tutti i giorni, lei invece,  fosse libera di puzzare di acido nei capelli, lavandoli solo una volta a settimana! Questo non fu propedeutico alle effusioni fra noi, il che per lei suppongo, fosse un autentico sollievo.
quarant'anni nell'armadio di mamma: gli anni Ottanta,  parte prima Di tre anni più grande di me, mio fratello “come fosse mio fratello”, aveva una voce sempre più roca e peli sotto il naso che non capivo a cosa servissero ma smise di ascoltare Lucio Dalla il giorno che papà gli comperò “Lo Stereo” coi dischi, mentre io dovevo cavarmela con un complicatissimo strumento che leggeva nastri ed era pure “Geloso”! Noi da quel giorno perdemmo la pace, soprattutto quando tornò con un disco rock che incitava a rompere un Muro, ma che rompeva di più i nostri timpani. Compresi che lui era davvero “il preferito” quando diversi anni dopo  seppi che in Germania persone evidentemente fedeli allo stesso gruppo rock cercavano di fare a pezzi davvero un Muro, e mentre alcuni di loro furono uccisi per questo, lui che a mio avviso con le vibrazioni delle casse ne era il vero responsabile, non incorse nemmeno in un rimprovero.
quarant'anni nell'armadio di mamma: gli anni Ottanta,  parte prima La conversione di mia madre “come se fosse mia madre” ad una ben nota religione “porta a porta”(che non vendeva aspirapolveri ma passaporti per un nuovo mondo) avvenne credo in quegli anni o poco prima..e fu l'unica svolta fashion della Maria Luisa, la quale si trovò a confrontarsi con le nuove “sorelle di fede” e i loro armadi. Apro una piccola parentesi sul mio sviluppo in tal senso, prima di tornare alle “sorelle” e i loro casti tagli sartoriali: io, cominciai a desiderare di essere alla moda dopo che la mia fidanzatina tentò di baciarmi, e dopo il conseguente spintone (del tutto simile a quello datole alle Elementari), che inconsapevole del suo intervento al cuore, provocò la nostra separazione e la mia prima sospensione. Che fortuna ebbi nel desiderare la canotta con lo scollo a barca e i lati aperti alla Den Harrow, proprio mentre chi te la poteva comprare si preparava al Giudizio Universale e alla Fine del Mondo!!!! Insieme al concetto di futuro, anche il concetto di concupiscenza, e attrazione naturale subì in me una conversione nel vedere Giovanni, in mutande all'ora di ginnastica,(mutande che nessuno di noi riempiva come lui). Conversione che, non si allineava proprio per niente ai nuovi precetti Marialuisani! quarant'anni nell'armadio di mamma: gli anni Ottanta,  parte primaLa Maria Luisa non dovette come altre, subire l'allungamento delle gonne, (40 cm dal pavimento max) a causa della fede, perché  era già abituata a nascondere le gambe piuttosto” pesanti” e va anche detto che le sue “sorelle” amavano farsi cucire abiti su misura (a poco prezzo per motivi di fede) dalle sorelle più sfigate della congrega che sapevano cucire. Se è vero che il mondo doveva finire, è vero però che le signore alle funzioni domenicali, non avevano l'aspetto che ci si sarebbe aspettato da delle  aspiranti sopravvissute, infatti, fiorivano abiti  confezionati con stoffe lucide, con enormi spalline e cinturoni ricopiati dal Postalmarket.  Maniche a sbuffo e colori sgargianti per le più agiate, mentre quelle come mia madre “come se fosse mia madre” e a questo punto anche “ come se fosse loro sorella”, venivano ricopiati dal cugino povero del Postalmarket: il Vestro. Con evidenti differenze stilistiche. quarant'anni nell'armadio di mamma: gli anni Ottanta,  parte prima
quarant'anni nell'armadio di mamma: gli anni Ottanta,  parte prima Ma fuori dall'esercito dei piazzisti della  salvezza, una giovanetta con i capelli neri e biondi, altrettanto religiosa credo, poiché coperta di croci, diceva a tutti di essere “Come una Vergine” e tutti ci credevano talmente, che fece più proseliti della Marialuisa e le sue sorelle “come se fossero sorelle”! Tutti la chiamavano Madonna e credo che qualche preghiera gliela rivolsi anche io...di nascosto dal momento che non eravamo più cattolici. quarant'anni nell'armadio di mamma: gli anni Ottanta,  parte primaLe scuole medie oltre alla mia curiosità per il segreto delle mutande di Giovanni, furono segnate da due cose fondamentali: la giacca verdone della Signorina Ottoboni, l'insegnante di lettere che pareva non accettare gli anni ottanta, quindi vestiva ancora anni settanta, e i completini a pied de poule gigante, che mi incantavano come fossero un gioco del tanto agognato e mai avuto Commodore 64 della Gilda, la più bella della classe, che ci schifava tutti e che si faceva la frangia a fontanella multipla con quintali di lacca! Alla fine della terza  media, mi ritrovai di nuovo all'esame ma stavolta molto più complesso e senza neanche la Paper Mate la penna più figa che c'era, più figa perfino della Gilda, della gomma pane e della colla con la paletta! Mi promossero con un Distinto che non era poco nonostante nell'ora di artistica disegnassi dei mostri che avrebbero giustificato l'intervento dei servizi sociali. Ma del resto cosa potevano farmi, togliermi dai genitori che non erano nemmeno i miei? Nell'imbarazzo evidente,  mi liquidarono come “molto intelligente e adatto alle materie artistiche”.
L'adolescenza fece il suo ingresso verso la metà degli anni ottanta, dopo che scoprii che una maglietta bianca non poteva essere accettabile se non aveva un po di frutta stampata sopra un cerchio con scritto Fruit of the loom, ma prima di sapere quanto gli Abba (che nel frattempo si erano sciolti) e Boy George sarebbero stati importanti per me. Le cose a livello economico andavano un po' meglio dal momento che papà era stato promosso Deviatore Capo, e la Maria Luisa per festeggiare  si comprò un paio di occhiali dorati che con la permanente facevano di lei una perfetta cristiana e non sapendosi spiegare altrimenti la mia apatia me ne comprò un paio uguali, forse  perché potessi vedere meglio il mondo che doveva sparire...già da un po' ma che di fatto, sembrava in quegli anni godere di ottima salute. quarant'anni nell'armadio di mamma: gli anni Ottanta,  parte prima
Insieme al mio amichetto Fabio e a sua mamma, ebbi il permesso di andare per la prima volta al cinema a vedere un mostro che voleva sempre telefonare a casa sua, e che aveva un dito medio rosso e impressionante che si accendeva quando era spaventato.... Che bello il cinema con la mamma di Fabio che i soldi per il pop corn non solo ce li aveva, ma non vedeva l'ora di spenderli!
quarant'anni nell'armadio di mamma: gli anni Ottanta,  parte primaMa gli ormoni in quegli anni non provocarono solo la sudorazione imbarazzante di cui ero afflitto, e ben presto il loro lavoro su di me andò a scontrarsi con i precetti a cui mio malgrado ero assoggettato in una Guerra che negli anni ottanta era lecito definire “Stellare”. In bilico tra la principessa Leila e un modesto Ian Solo, passavo da una cotta per l'amico di mio fratello alla sempre più  fraterna amicizia con la figlia dell'amica di mamma. Dalla Bibbia e le preghiere per i peccati, agli annunci Personali(altra invenzione poi sostituita da Internet) del giornale “Seconda mano” che in realtà armarono la mia di mano, facendomi scoprire il piacere dell'autoerotismo.
 Ormai la spaccatura tra me e la mia famiglia era netta quanto quella della carlinga dell'aereo che si schiantò a Ustica, e come quella vicenda si sarebbe protratta per decenni ma ormai dovevo andare alle superiori e altri quesiti più impellenti si affacciavano alla mia mente.
quarant'anni nell'armadio di mamma: gli anni Ottanta,  parte prima Primo fra tutti, lo schieramento politico tra destra e sinistra che contraddistingueva fortemente gli Istituti statali, e poi la decisione se essere Metallaro o Dark.... Non potendo seguire le mode mondane cominciai ad andarci il più vicino possibile togliendo ogni colore dallo scarno armadio che avevo, e come ogni adolescente fumando di nascosto!  Le brutte compagnie come le chiamava mia madre “come se fosse mia madre” cominciarono a sembrarmi molto più attraenti dei “fratelli come se fossero miei fratelli” e decisamente più di mio fratello che non era neanche mio fratello sul serio, e nello specifico presero il nome della mia compagna di banco....Simona la quale..
Segue.....


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