Quartet di Dustin Hoffman

Creato il 04 febbraio 2013 da Spaceoddity
Cosa resta della musica quando ormai si è all'ultimo atto? Mozziconi di brani che si fumano di soppiatto, rubati a chi li lasciava lì, si condividono con l'ardore dei ventenni e si tengono gelosamente custoditi nella poca memoria che rimane. Dustin Hoffman dedica il primo lungometraggio ufficiale della sua carriera registica alla sua passione per l'opera, senza calcare la mano con lo sguardo fanatico di molti melomani, bensì sottolineando stati d'animo e dinamiche affettive tra divi che adesso si trovano a riposo in una casa di cura per facoltosi (o molto amati) ex musicisti. Quartet (2012), scritto benissimo dal colto Ronald Harwood, è una commedia nostalgica e amara, scorrevolissima e rapida, colma di tenerezza, umorismo e pietà.
Il titolo prende spunto dalla famosa scena del Rigoletto nella quale il buffone mostra alla figlia Gilda la spregiudicatezza dongiovannesca del tanto vagheggiato Duca di Mantova, alle prese con Maddalena. La tessitura del quartetto è una delle parti più intense dell'opera e rappresenta un giusto omaggio al suo autore, Giuseppe Verdi, per il gala dedicato bicentenario della sua nascita. È per questo che alcuni ospiti, capeggiati dall'inossidabile direttore artistico d'occasione Cedric Livingstone (Michael Gambon), decidono che quel brano deve sigillare l'evento. Ciò accade anche perché la casa di riposo ospita per caso i protagonisti di una memorabile incisione del Rigoletto: Cissy Robson (Pauline Collins), Wilfred Bond (Bill Connolly), Reginald Paget (Tom Courtenay) e la neoarrivata Jean Horton (Maggie Smith). Il problema è che i due ultimi artisti hanno alle spalle un comune passato burrascoso, che rende difficile l'interazione e rischia di mettere a repentaglio l'iniziativa. La missione di tutti, allora, è convincere Jean a indossare, ancora una volta, i panni di Gilda e a calarsi nelle dinamiche emotive di un'opera piena di fuoco e di passione.
Maggie Smith torna, dunque, a cinema con un nuovo quartet, dopo un prezioso film omonimo (e diversissimo) firmato oltre 30 anni fa da James Ivory. Non credo che Dustin Hoffman abbia preso a modello quel titolo ormai molto raro, ma è un fatto che, sotto ogni punto di vista, il suo film rimanda ad altre esperienze cinematografiche, anche quando riesce difficile identificarle una a una. Eppure, questo suo Quartet non cessa con ciò di garantirsi una sua garbata originalità, un suo tocco di grazia tutto personale, che giova alla visione d'insieme. Il cast è ben affiatato e riproduce con estro e simpatia le ingenue e le crudeli dinamiche di un mondo divistico, pregno di invidia, gelosie e malesseri esistenziali. La svagata, in parte ottusa Cissy, ne è una prova di dolorosa concretezza: in preda a seri deficit (o, direi piuttosto, reset mnemonici), vive per la musica, con tutte le sue forze vuol tornare a esibirsi negli scomodi panni di Maddalena e a cantare quel difficile quartetto, mostra una fedeltà al suo proposito e alla sua vita da risultare a tratti commovente. Ciò le crea diversi problemi con il resto del gruppo, che comunque manifesta nei suoi confronti una solida e sincera tenerezza.
Quartet è un film ben progettato, ambientato in una location splendida e suggestiva, di sicura presa sul pubblico. Rimane qualche dubbio, o anche più, su certi personaggi incerti se rimanere sullo sfondo oppure emergere e su un montaggio qua e là brusco, a tratti perfino enigmatico, ma sul piano narrativo prevalgono forza e freschezza. Senza sottoporre il termine a un'enfasi eccessiva, direi che Quartet è una delle commedie più riuscite e corrette degli ultimi anni, che merita tutta la simpatia con cui è stato accolto da una sala piena, partecipe e festosa.

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