Quartiere Sociale. La storia di un percorso di progettazione partecipata nato dal basso

Creato il 21 giugno 2010 da Marraiafura

Quartiere Sociale è un progetto nato a Quarto d’Altino (un comune di 8 mila abitanti in provincia di Venezia) con lo scopo iniziale di ripensare un’area verde pubblica attraverso la progettazione partecipata.

Ideatori di Quartiere Sociale sono quattro giovani che hanno pensato di fornire ai loro concittadini uno strumento grazie a cui sentirsi partecipi delle decisioni riguardanti la cosa pubblica, ovvero un laboratorio di progettazione partecipata.

Riceviamo – e con grande piacere pubblichiamo! – un articolo scritto a quattro mani da Sara Rossi e Caterina Pagnin (organizzatrici del progetto, insieme a Giorgia Tesser e Mirko Visentin).

Scoprirete dalle parole di Sara e Caterina la storia di Quartiere Sociale e potrete leggere della loro partenza alla volta di Berlinoun po’ allo sbaraglio, ma prese dall’entusiasmo” per seguire l’incontro annuale della comunità che lavora con l’Open Space Technology, un metodo per gestire gruppi di lavoro e laboratori di progettazione partecipata).

Un racconto in prima persona (plurale!) che parla di progettazione partecipata e facilitazione dei gruppi di lavoro (e anche di Marrai a Fura).

Ci piacciono i progetti che nascono dal basso: continueremo a raccontarvi le peripezie partecipative di questi quattro giovani e della comunità di Quarto d’Altino!

Buona lettura!

E’ una vera e propria diatriba quella che è venuta a crearsi a Quarto d’Altino tra l’amministrazione del nostro piccolo Comune e la cittadinanza stessa.

A fare da pomo della discordia è l’area riconosciuta dalla gente con il nome di “giardinetti”, una porzione di verde di circa 11 mila metri quadri, delimitata dai quartieri residenziali, il Palazzetto dello sport, una pista di pattinaggio e le scuole elementari.

L’acceso dibattito è scaturito dalla decisione dell’amministrazione di inserire l’edificio del Palazzetto dello sport nella lista dei beni alienabili [vendibili] del Comune, con possibilità di realizzare un nuovo piano di lottizzazione privata al fine di ricavarne dalla vendita i fondi per costruire nuove strutture sportive in periferia.

L’opposizione dei cittadini si è manifestata con una raccolta firme contro il provvedimento, ottenendo come risultato una situazione di stallo e di insoddisfazione generale fomentata, come spesso accade nelle più svariate realtà, da una totale assenza di dialogo e collaborazione.

Ed è proprio in questa lacuna che noi abbiamo pensato di gettare fondamenta concrete per costruire la nostra idea di “Quartiere Sociale”.

Ma di cosa stiamo parlando? Il progetto “Quartiere Sociale” nasce dalla fusione di inclinazioni e competenze progettuali, sociali, democratiche, architettoniche e urbane – arricchite dal fortunato quanto ispirato incontro con i compaesani Mirko Visentin e Giorgia Tesser (l’uno book graphic e web designer attivissimo a livello locale e fervente promotore di politiche di associazionismo giovanile, l’altra laureanda in Architettura per la città allo IUAV) anche loro come noi desiderosi di mettersi in gioco professionalmente per tentare di far convogliare le energie dei cittadini e dell’amministrazione in un unico flusso, collaborativo e costruttivo.

L’obiettivo del nostro progetto consiste nel raccogliere le esigenze del paese, assecondare le necessità, rompere i vecchi schemi dicotomici sospinti dalla convinzione che un atteggiamento positivo volto alla collaborazione sia l’unica strada per realizzare in modo innovativo grandi cambiamenti anche in un comune piccolo come il nostro.

Ma quale percorso seguire? Quale tecnica applicare per ottenere un processo più inclusivo e democratico possibile?

La risposta più completa a queste domande si è rivelata la “progettazione partecipata”.

Abbiamo cercato di approfondire l’argomento con varie ricerche; di grande aiuto ci è stato “Marrai a Fura“, un sito dedicato alla sostenibilità e alla partecipazione. Oltre a una serie di links e articoli molto interessanti, proprio qui siamo venute a conoscenza che a Berlino si sarebbe svolto un evento internazionale che ha suscitato in noi una gran curiosità: il Word Open Space on Open Space (WOSonOS), ossia l’incontro mondiale della comunità che lavora con l’Open Space Tecnology (OST).

Prese dall’entusiasmo e dalla voglia di approfondire una metodologia che a quanto pare si dimostra tra le più efficaci nel campo della partecipazione, l’11 maggio scorso siamo quindi partite alla volta di Berlino!

L’OST è un metodo per gestire incontri, conferenze, convegni, gruppi di lavoro e laboratori di progettazione partecipata. La tecnica si basa sull’auto-organizzazione e lascia ogni partecipante libero di proporre argomenti e di discutere ciò che ritiene più importante rispetto al tema dell’incontro, in un clima piacevole e senza annoiarsi.

Durante i tre giorni di Open Space abbiamo avuto anche noi l’occasione di proporre il nostro tema di discussione (Urban Social Lab) raccogliendo così una serie di informazioni, suggerimenti e raccomandazioni molto utili ed interessanti da poter quindi applicare in quello che poi sarebbe diventato il nostro “Quartiere Sociale“. Nonostante questo fosse il nostro primo incontro con l’OST, grazie al clima rilassato stile coffee break, nel confronto e nella discussione con facilitatori e rappresentanti di associazioni professionisti non abbiamo incontrato difficoltà, tutto si è svolto in modo spontaneo, diretto e sereno.

Anche se durante una singola discussione non è necessaria la presenza di relatori e di programmi predefiniti, l’assenza di procedure e di una struttura predefinita è in realtà solo apparente; l’OST infatti è un sistema per gestire riunioni ed organizzazioni fortemente strutturato, ma che utilizza procedure così naturali e congeniali al modo di lavorare dell’uomo da non essere nemmeno notate, così il processo diventa molto più semplice producendo comunque risultati efficaci.

Ci ha fortemente impressionato notare come con l’utilizzo di strumenti molto semplici sia possibile ottenere risultati chiari e arrivare facilmente al nocciolo della questione.

Abbiamo subito pensato che qualche sedia disposta a cerchio, un pennarello e dei post-it colorati, avrebbero potuto rappresentare un sistema di comunicazione innovativo e coinvolgente anche per la comunità di Quarto d’Altino, quindi ci auguriamo sia possibile sperimentare questi strumenti anche con “Quartiere Sociale”.

Sara Rossi e Caterina Pagnin

Link: quartieresociale.it


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