Negli anni Quaranta l'ombra lunga di 'Cosa Nostra' si stagliava, potente, per la disperazione della Commissione Nazionale di Pugilato.
Rocky Graziano, che come LaMotta aveva forgiato la sua leggenda partendo dal riformatorio, era stata sospeso perché non essersi presentato ad un incontro, dopo che gli erano stati offerti dei soldi per non vincere. Anche Ray 'Sugar' Robinson si era rifiutato di fornire informazioni su chi aveva tentato di acquistare uno dei suoi match, per paura di essere ucciso. Alla vigilia di un combattimento contro Billy Fox, uno che non sarebbe durato un solo round contro un LaMotta in condizioni normali, la mafia bussò alla porta del 'Toro del Bronx'. Le istruzioni erano molto chiare: "perdi oggi e domani sarai campione". Quella notte del 14 Novembre 1947 LaMotta perse. Investigato dalla Commissione di Pugilato e braccato dalla stampa, negò qualsiasi sporco accordo con Frankie Carbo, un noto gangster che aveva intascato 30 mila dollari scommettendo sulla sconfitta di Jake LaMotta contro Fox. A LaMotta vennero inflitti mille dollari di multa e una sospensione di sette mesi. "Non so niente di mafiosi, anche se alcuni li conosco e li saluto quando li incontro".
Anni dopo, quando aveva guadagnato la cintura di campione del mondo, LaMotta ammise tutto davanti allo scrittore Peter Heller.
"Persi con Fox perché mi avevano promesso che mi avrebbero dato l'opportunità di combattere per il titolo. Mi avevano detto che era l'unico modo per poter diventare campione."
La mafia mantenne la parola il 16 giugno 1949, a Detroit, Michigan. Jake LaMotta salì sul ring contro Marcel Cerdan per il titolo dei medi.
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