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QUEGLI ASSESSORI ALLA CULTURA COME BARBARI TRA SOLDI E SAGRE di RUGGERO CAPPUCCIO

Creato il 23 settembre 2011 da Laperonza

 

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Pubblico un articolo apparso sul Venerdì di Repubblica 1225 del 9 settembre 2011 a firma del regista e scrittore Ruggero Cappuccio. Ogni ulteriore commento risulta superfluo.

Luca Craia

Sareste disposti a sottoporvi a un delicato intervento cardochirurgico facendovi operare da un apprezzato idraulico di provincia? Vi fareste estirpare un dente affidandovi a un falegname? Evidentemente no. Nelle cose delicate cerchiamo operatori competenti, che realizzino una sintesi tra esperienza e dedizione. Perché allora la vita culturale di una nazione deve essere amministrata dall’ incompetenza di una falange barbarica che si nasconde sotto la denominazione di assessori alla Cultura?

   Si tratta di un marchio di origine incontrollata, avvelenato da soggetti che fino al giorno prima si occupavano di urbanistica, di bilanci, di nettezza urbana o di niente. L’ottanta per cento della casta assessoriale arriva alla poltrona della cultura per aver preso pochi voti rispetto ad altri eletti e passa il tempo, specie in provincia, a distribuire danaro agli amici che si dilettano di musica, di danza, di teatro. Ha a cuore i numeri e le piazze piene. finanzia a peso d’oro concertini di musica leggerissima e sagre che vengono spacciate per manifestazioni di alto profilo.

   Una serie di episodi esilaranti e amari fornisce un’impietosa istantanea. Un po' di anni fa un assessore di Napoli disse pubblicamente: “La cultura è una cosa seria, io, signori miei, dalla mattina alla sera mi nutrisco so1o di cultura”. Certo, si dirà, Napoli è la città di Eduardo e di Scarpetta. Ma qualche anno dopo, in una città del Nord, un intellettuale municipale che guidava l’assessorato allo Spettacolo, parlando di attività laboratoriali in corso, trasformò un work in progress in un pork in progress.

   L’assessore di un rinomato capoluogo di provincia del Sud, davanti alla proposta dell'università di organizzare un convegno su Annibale Ruccello, drammaturgo di punta, per manifestare tutta la sua dedizione sentenziò: "Sono d’accordo, ma voglio parlarne direttamente con Ruccello” Peccato che fosse morto vent’anni prima. Si Capì che il convegno piegava verso la seduta spiritica e non se ne fece più niente.

   I cittadini dovrebbero sapere prima del voto quali siano i candidati designati per un ruolo così delicato. Ma, in una nazione dove sono state abolite anche le preferenze, sarebbe troppo. Tacerò sui nomi dei tre pensatori comunali apparsi tra queste righe e dei mille che potevano apparire. Una preghiera solidale per g1i assessori competenti. Quanto alla maggioranza che specula sulla nazione, Signore perdona loro perché dicono que1 che non sanno, e perdonali anche perché que11o che sanno non lo dicono mai.


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