Quei densi cumuli di pensieri di Fabiola

Da Suddegenere

 [Quei miei tonfi densi cumuli di pensieri di Fabiola Lacroce]

<< Quei mie tonfi densi cumuli di pensieri di Fabiola Lacroce è un libro che coinvolge l’attenzione e la sensibilità di fasce variegate di lettrici e lettori: i temi si dipartono, come per caso, attraverso la fluida narrazione di tipo autobiografico, per poi prendere forma di una analisi attenta, opportuna e saggia delle emozioni più disparate.

Chi può restare insensibile di fronte alla tenerezza di quella madre, simbolo della donna come procreatrice, ma elevata sino all’apoteosi della dedizione alla famiglia. Gegè è fragile, ma sa risollevarsi e cercare attraverso la durissima esperienza quale senso possa dare alla propria vita. Beba si dimena tra il nugolo di avvenimenti che si accavallano in un brevissimo periodo di tempo e si arrovella per cercare il perché delle avversità che coinvolgono tutti, meno che lei. Ma non è proprio così. Beba è talmente partecipe delle varie vicissitudini che, senza accorgersene, mentre crede di essere l’unica privilegiata, in realtà è lei stessa la creatura più fragile per il fardello pesante di cui, quasi volutamente si fa carico. L’essere indolente, asociale, insensibile, forse è l’unico indenne dai problemi che da sempre affliggono gli esseri umani, dotati di un cervello pensante. Beba non potrà mai scrollarsi di dosso quel macigno granitico di pensieri che, proprio quando sta per assaporare la felicità piena, fa sentire la sua ingombrante presenza. La nonna col suo sviscerato amore sconfina nella tenera immagine della colomba che si avvolge di simbolici significati e di intrigante mistero. La nonna è come incollata al telefono, per gli anziani ormai quasi l’unico mezzo di comunicazione con i giovani, e Beba conversa con lei senza lasciarsi sfuggire un altro punto nodale dell’esistenza: l’anzianità come anticamera della morte:

Ogni fiato respirato, ogni istante vissuto sono attimi sottratti alla morte incombente sui loro capi canuti”

La storia di Martina e Piero, lui tradito e innamorato, lei responsabile consapevole amareggiata. Ed ancora: la disquisizione sull’essere mamma e sul divenire papà…è davvero espressa in maniera  originale.

Le descrizioni scivolano come se non fossero frutto di pensieri precedenti ma di mani che traducono uno stato d’animo tranquillo e turbolento insieme, attraverso le parole che sono come tante altre parole ma congiunte in un modo diverso: non è prosa, è poesia! Il tutto è condito da un linguaggio altrettanto naturale, fluido, apparentemente semplice, ma ricco ed elaborato con maestria tipico di chi ne ha padronanza e che fa di questo libro un gioiellino da leggere e assaporare.

 Antonietta Ciliberto  >>