Quei due minuti d’odio.

Creato il 06 ottobre 2015 da Scurapina

Nel suo romanzo per certi versi  lucidamente profetico, 1984, George Orwell racconta di una pratica collettiva, “i due minuti d’odio” che consiste nel raccogliere “spontaneamente” i cittadini davanti ad uno schermo perché inveiscano violentemente contro il nemico, la pratica ha la doppia valenza di coagulare i sentimenti di avversione nei confronti dell’avversario politico, che diventa un vero e proprio “capro espiatorio” e di dare libero sfogo all’aggressività dei cittadini.

In questi giorni, scorrendo alcuni commenti sui social network, mi sono resa conto che la visione di Orwell in fondo era quasi rosea e ottimista: leggo frasi di una violenza estrema nei confronti di politici, di personaggi pubblici, di persone meno pubbliche, di chi viene considerato “diverso” o “scomodo”, mi rendo conto di una veemenza degna di miglior causa, scatenata, talora, da notizie incontrollate che cominciano a girare come una “catena di Sant’Antonio” avvelenata.

Così, di volta in volta, mutano gli oggetti  dello sdegno, della riprovazione, dell’ira, ma le modalità di tali manifestazioni si ripetono come una sorda eco che, talvolta, sembra sopirsi per rispuntare, magari a distanza di tempo, con rinnovata energia, parole usate come una lama tagliente che affonda nella mente .

In fondo agli abitanti di Oceania bastano due minuti per ritrovare la serenità.