Quei libri di poesia che nessuno leggerà

Da Editoredimestesso

Nel mercato editoriale italiano vengono immessi ogni anno centinaia e centinaia di titoli di poesia eppure, passando in rassegna fra gli scaffali delle librerie il poco spazio che ad essi viene dedicato, ci si accorge che continuano ad esserci sempre e solo quei pochi cavalli vincenti sui quali gli editori volentieri puntano. Esclusi i classici come Dante, Petrarca, Carducci, Foscolo e i più contemporanei Luzi, Merini, Campana etc, la scelta rimane sempre molto limitata.

Ebbene, che fine fanno tutti gli altri testi pubblicati e stampati? E soprattutto, come si fa ad apprezzare e amare nuovi sapori se il cibo portato in tavola è sempre lo stesso?

Per rispondere alla prima domanda basta visitare i magazzini delle case editrici, pieni zeppi di copie pronte ad andare ogni anno al macero. Per quanto riguarda invece il problema relativo alla promozione degli autori “emergenti”, la questione è un po’ più complessa.

È vero che ci sono editori che senza un minimo di selezione sfornano come panini un libro dopo l’altro, ma è vero anche che quando qualcosa di nuovo bussa alle porte delle librerie, la maggior parte delle volte queste restano chiuse, indipendentemente dalla bontà dello scritto. La scusa è sempre la stessa: “La poesia vende poco”. Per questo, invece di essere incentivata, viene relegata in un angolino sempre più minuto.

Riporto la testimonianza di un autore apparsa qualche giorno fa su un social, che mi ha colpito molto e che ben si adatta alla condizione di tantissimi autori di poesia “emergenti”:

L’altro ieri sono andato in una libreria privata di Milano a chiedere se avessero preso a titolo gratuito alcune copie del mio libro di poesie. Ebbene la risposta è stata: <<No guardi, non saprei dove metterle, sono già pieno di libri negli scaffali e in vetrina; la poesia poi… non la legge e non serve a nessuno>>

E io ci sono rimasto così male (a parte che avrebbe potuto leggerne almeno una per farmi contento) che tornato a casa ho proseguito a scriverne, perché amo leggerla e scriverla. La poesia è nell’anima e non semplicemente sugli scaffali di qualche libreria importante o in vetrina a fare scena. 

Spero che la denuncia di questo autore, che pur non essendo ancora un poeta “in vetrina” lo è certamente nell’animo, non rimanga isolata e che alla sua voce di protesta se ne possano aggiungere tante altre, perchè poter scegliere cosa leggere è un diritto di tutti.


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