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Quei mille alberi piantati dai ragazzi nel boschetto della droga di Rogoredo

Creato il 03 ottobre 2021 da Francesco Sellari @FraSellari

150 volontari da tutta Italia a Milano per riqualificare due aree di Rogoredo dalla forte valenza simbolica: oltre al famigerato bosco dello spaccio, anche Casa Chiaravalle, il più grande bene strappato alla mafia in Lombardia

Quei mille alberi piantati ragazzi boschetto della droga Rogoredo

Articolo e video originariamente pubblicati su Corriere.it

Nella settimana in cui Milano ospita gli eventi preparatori della COP26 – il vero e proprio summit Onu per la diplomazia climatica si svolgerà in novembre a Glasgow – un segnale di attenzione alle politiche ambientali arriva anche dalla periferia di Rogoredo. Un’area tristemente associata a fenomeni di marginalizzazione che da qualche anno vive un suo rinascimento grazie all’impegno della società civile. Circa 150 giovani si sono rimboccati le maniche e, pala in mano, hanno passato una giornata di intenso lavoro con l’obiettivo di piantare 1.000 alberi. Due le aree di intervento. La prima, nell’area di Casa Chiaravalle. La seconda a Porto di Mare, nell’adiacente parco di Rogoredo«Siamo venuti da tutta Italia per fare un qualcosa di davvero importante – ci dice un ragazzo pugliese -. Non è semplicemente il piantare degli alberi che è importante, ma è farlo qui, in quest’area, e per l’obiettivo con il quale lo stiamo facendo».

Sono soci, volontari, dipendenti, attivisti di tutte le principali cooperative di consumatori in Italia. Si tratta del primo intervento del progetto «Oasi Urbane» della Coop: da settembre a dicembre verranno piantati 10.000 alberi in dieci capoluoghi italiani. Si parte dal capoluogo lombardo per un evento collaterale alla Pre-Cop26 delle Nazioni Unite. Le aree scelte sono emblematiche. Casa Chiaravalle è il più grande bene confiscato alla mafia in Lombardia. Qui, i volontari, oltre a piantumare, sono stati coinvolti in un’azione di rimozione di rifiuti da quella che appare come una vera e propria discarica abusiva. «È un posto stupendo – racconta Marco Lumpagnani del consorzio Passepartout -. Sette ettari di terreni, due ettari di giardino e mille metri quadri di superfici abitative. Da cinque anni è gestita da un consorzio di associazioni con due finalità. La prima è l’inclusione delle persone più fragili: minori, persone in disagio abitativo, persone con Alzheimer. E inoltre nei terreni cerchiamo di dare spazio alla comunità. L’obiettivo è quello di ricreare un luogo aperto a tutta la cittadinanza».

Il bosco di Rogoredo è invece noto per essere un’enorme piazza di spaccio. Da qualche anno, fortunatamente, è al centro di un percorso di recupero sia dal punto di vista della sicurezza che naturalistico. «Sono quattro anni che Italia Nostra insieme alle associazioni e alle forze dell’ordine lavora su quest’area per la riappropriazione di questi luoghi da parte dei cittadini – spiega Gianluca Vargiu di Boscoincittà -. Oggi si può venire a passeggiare in queste aree in piena tranquillità. Iniziamo questi lavori di miglioramento e valorizzazione della biodiversità. Questo è un rimboschimento. Tutte specie autoctone: querce, carpini, biancospini e altri arbusti. E ringraziamo questi ragazzi perché ci stanno dando una grande mano».

«È un primo gesto iniziale che però deve spingerci alla cura. Alla salvaguardia dell’ambiente, del territorio che viviamo e di tutto quello che riguarda il nostro futuro», ci dice un’altra giovane volontaria, intenta a ricoprire la buca dove ha da poco alloggiato la sua piantina. Le attività di rinaturalizzazione come questa hanno una doppia finalità: gli alberi contribuiscono a contrastare la crisi climatica, assorbendo gas serra. E allo stesso tempo rendono più vivibili le città nelle ondate di calore estivo e assorbano la pioggia violenta delle bombe d’acqua. Il progetto vede coinvolti due partner tecnici – AzzeroCo2 e PlanBee – realtà specializzate nel capire come realizzare al meglio interventi di questo tipo, rispettando le caratteristiche dei territori. «Sono impegni – dice Marco Pedroni, presidente di Coop Italia – Le aziende devono fare delle cose importanti, non solo della pubblicità. E credo che se ai consumatori arriva questo messaggio, i consumatori sceglieranno prodotti, processi e servizi più sostenibili».


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