Nella stessa intervista, Breban aggiunge: «oggi io credo che siamo nella misura in cui ci esprimiamo attraverso qualcosa, attraverso i figli, un’opera […]». E viene da concludere che Nicolae Breban è.
In una ricerca condotta da Observator Cultural, uno dei periodici letterari romeni più importanti, Breban appare tra i primi dieci scrittori fondamentali del XIX secolo, tra l’altro, l’unico ancora in vita. Chiestogli cosa provasse a essere considerato un pilastro della prosa romena, egli risponde di essere «un po’ meravigliato. Mi lusingava l’idea di essere incompreso, ed era di conforto questa mia psicologia da individuo che attraversa il suo secolo di gusto indossando un mantello sbiadito. Sono soddisfatto della mia presenza della classifica» e prosegue ammettendo di aver avuto il timore che la sua generazione avesse potuto essere dimenticata dopo il ’90, dati gli accadimenti politici.
Risale al 1966 la prima edizione de In assenza dei padroni e bastarono pochi anni affinché il romanzo divenisse argomento di studio anche nei programmi scolastici e universitari romeni. Tradotto in francese e svedese, ora è fresco di stampa anche in italiano, nella traduzione di Maria Floarea Pop, per la casa editrice Cantagalli.
È gioco da ragazzi comprendere che non si tratta di una letteratura da leggere sotto il sole: impegna, fa riflettere, stupisce con la capacità narrativa di edificare più strati, di toccare argomenti essenziali ed esistenziali. Consiglio di munirsi di un ombrellone o un cappello, a chi sceglierà di lasciarsi coinvolgere e sorprendere da Breban nelle vacanze estive. I veri lettori lo sanno, quando un libro è ottimo, difficilmente si riesce a staccarsene.
Addentrandoci nell’argomento del volume, assieme a Maria Floarea Pop scopriamo che «il romanzo presenta in tre parti (Vecchi, Donne, Bambini – Gli specchi carnivori), un mondo in cui la mancanza del principio della forza, dell’uomo-padrone porta all’autodistruzione. Lo spirito dominante è quello del saggio morale, che si declina nel piacere dell’analisi obiettiva da un lato e dall’altro in una certa ebbrezza narrativa, nel lirismo di una scrittura che a tratti compie analogie sorprendenti, suscita paradossi e osservazioni circostanziate in uno stile di sapore proustiano». Breban appare affascinato dall’essere umano, colto nella sua complessità, con elementi verosimili e inverosimili, e, spesso, lo scrittore forza i limiti della letteratura, pur di cogliere la vita nella sua pienezza contradditoria.
Nella scrittura di Breban, i dialoghi e i personaggi sono l’espressione vitale di una psicologia estetica e del tema ossessivo, presente anche in Dostoevskij, Hegel o Nietzsche, del rapporto tra padrone e servo, tra vittima e carnefice, tra maestro e discepolo. Ognuno di essi presenta un tipo umano, dalla donna serena, un nuovo caso di bovarismo, che si isola in un’esistenza al di là del sesso, al vecchio antiquario, rinchiuso nella propria torre di lascivia e di ossessioni da mercante, agli uomini deboli che vivono la paura del vuoto esistenziale, alla donna di carattere, fino al bambino prepotente che combatte con le proprie paure.
Lo stile è molto complesso, con tanti rimandi, paragoni e metafore. Una scrittura affascinante che lascia il segno e fa riflettere.
Nicolae Breban, nato nel 1934 a Baia-Mare in Romania è uno dei più grandi e prolifici autori della letteratura romena contemporanea: è autore di diciotto romanzi, saggista, drammaturgo, dal 2009 membro titolare dell’Accademia Romena, direttore della rivista Contemporanul. Ideea europeana.
Maria Floarea Pop si è laureata in Lettere, a Bucarest, e si occupa della promozione della cultura romena in Italia. Collabora con il Centro Culturale Italo Romeno di Milano e con la casa editrice Rediviva.
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