Si, lo so quanto è: sono passate due settimane.
Mi sembra di aver vissuto per dodici mesi, più di una vita sola.
Resto a fissare ammaliata gli alberi dalle foglie gialle e arancio che scoppiano in scintille di luce sopra il cielo grigio di oggi. L’aria è innaturalmente calda. Io conto.
Conto quel che resta.
Quel che resta in terra dopo la pioggia.
Quel che resta dei sogni alla fine della notte.
Quel che resta dell’amore in fondo agli occhi di chi va via, di chi resta.
A volte quel che resta è ciò che fa più male.
O forse quel che resta è ciò che vale di più?
Se avete fortuna, se avete fortuna…..
Conto tra le parole che restano quelle che vale la pena di scrivere da qualche parte per non dimenticarle, per ritrovarle un giorno per caso;
conto le fotografie più belle e le altre, quel che restano, le butto.
Conto i miei anni e tutte le vite che ho incontrato: tengo tutto e tutto resta.
Resta anche chi è andato via per sempre.
Chi è andato via, resta per sempre.
Dopo le lacrime quel che resta è un sorriso dolce, un sorriso di miele.
Scarto le vittorie e quel che resta sono le sconfitte che mi pare siano più utili da portare con sé come monito o come esperienza per navigare meglio in quel che resta del giorno.
Ed ora ecco, un mucchietto di cose, di quel che resta dopo tutto.
A che serve contare?
Ripongo tutti questi avanzi in un armadio e cerco un ombrello: fuori piove. Ma esco ugualmente.
“Quel che resta del giorno” è un meraviglioso libro di Kazuo Ishiguro che dovrebbe essere letto da tutti, per legge!
Quel che resta del nostro Paese, al momento, lo vedete tutti,
e quelli che restano nel fango, quelli che non restano a piangere ma spalano fianco a fianco.
Quel che resta nella mia vita personale importa poco, ma state tranquilli per me.
Invece la ricetta che segue è uno dei miei dolci preferiti: gli ungheresi. L’ho fatta perché dopo l’ultimo corso mi erano rimaste della pasta sfoglia e della pasta frolla. Così, fatti con quel che resta, non sono proprio la ricetta originale visto che la frolla è alle nocciole ma ….a giudicare dalle briciole e quel poco che avanza…direi che sono venuti proprio buoni.
Pasta sfoglia (vedi qui)
Pasta frolla (questa è quella che mi era rimasta)
Un uovo
Zucchero semolato
Stendete la pasta sfoglia ad un altezza di circa 5mm e la pasta frolla di poco più sottile.
Dovete ottenere due fogli di pasta sfoglia ed uno di frolla.
Rompete l’uovo e battetelo un poco, pennellate con questo la pasta quindi sovrapponete il foglio di pasta frolla ad un foglio di sfoglia e poi coprite con un altro foglio di sfoglia, insomma dovete fare un “sandwich” con la pasta frolla al centro.
Tagliate la pasta a strisce larghe, pennellate con l’uovo anche la parte di sfoglia che era rimasta sotto e spolverate con abbondante zucchero semolato tutte le superfici quindi attorcigliatela le strisce.
Potete lasciarle lunghe, come ho fatto io, o dargli la forma di ciambelle come nei classici ungheresi.
Infornate a 200° per circa 30 minuti e finché i dolci sono bel coloriti.
Consumateli tiepidi, appena sfornati.
Se, dico SE, avanza qualcosa per il giorno dopo fate rinvenire i dolci nel forno caldo per qualche minuto.
Dopo, quel che vi resta sulla bocca, incorniciato dalle briciole, è sicuramente un sorriso largo da orecchio a orecchio!