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“The Town of Badante Women”
Ferrara, Internazionale
C'è un punto di vista, altro. Più difficile da penetrare e anche solo immaginare. Se l'altro non appartiene alla nostra realtà, è lontano dal nostro quotidiano, è ancora più difficile e ancor più inusuale. Non per questo non esiste, non è interessante, è meno attuale o meno vicino a noi. Spesso è l'altro noi. E quando abbiamo la possibilità di conoscerlo, esplorarlo e se siamo fortunati comprenderlo, è come scoprire l'altro mondo. Quella parte che pare così lontana, estranea. L'altra realtà. E' quello che è successo quando ho visto “The Town of Badante Women” del regista bulgaro Stephan Komandarev. Quello che accade nella piccola cittadina bulgara di Varshets è il perfetto paradigma per moltissime altre cittadine. Quando le donne, madri, mogli e figlie se ne vanno, partono per guadagnare qualche soldo in più nel nostro paese, gli uomini restano, soli. Spesso, come abbandonati a se stessi, costretti a ridisegnare la propria vita. Sono migliaia le donne provenienti dall'est dell'Europa che negli ultimi anni sono entrate a far parte di famiglie italiane. Come colf, donne delle pulizie, badanti. Accorse per ricoprire un ruolo sempre più in disuso tra le donne italiane. Accorse per guadagnare uno stipendio impensabile nel proprio paese ma necessario per crescere i propri figli. Chi sono queste badanti? Da dove vengono? Chi lasciano? Ognuno, o quasi, di noi ha avuto a che fare o ha incontrato almeno una di queste signore. Magari dal vicino di casa, dai nonni o dai genitori. In pochi si sono chiesti chi fossero queste donne oltre che badanti.“The Town of badante Women” racconta proprio loro. Le loro vite di mogli e madri. Le necessità che le costringono a trasferirsi nel nostro paese, pensando di fermarsi solo qualche anno per poi invece ritrovarsi costrette a rimandare, di anno in anno, il ritorno a casa. C'è chi si ritrova con due famiglie, il doppio dei figli, chi si innamora e cambia vita. Chi cerca il modo per far trasferire anche i figli e il marito. Chi attende ogni sera in fila all'internet point. Chi piange ogni notte aspettando il tempo che passa.Poi ci sono gli uomini, i mariti. Tutti restano soli e improvvisamente costretti a ricoprire un doppio ruolo, quello di madre e padre, moglie e marito. Aspettano le vacanze natalizie e poi estive per rivedere la famiglia unita, la casa abitata, cucinare per tutti e sentirsi di nuovo a casa. In famiglia. Per pochi giorni, prima del silenzio.
© Alessia Arcolaci