Anno: 2012
Distribuzione: M2 Pictures
Durata: 95′
Genere: Horror
Nazionalità: Usa
Regia: Drew Goddard
Ci vogliono circa poco meno di sessanta minuti per cambiare completamente idea e di conseguenza il giudizio finale, ma per fortuna non è mai troppo tardi se davanti ai nostri occhi stanno iniziando a scorrere le scene di quello che è destinato a diventare un vero e proprio cult. È quanto basta a Drew Goddard e Joss Whedon, rispettivamente regista e produttore nonché co-sceneggiatori, per consegnare alla platea di turno il coup de théâtre perfetto, capace di ribaltare le sorti di un horror che, da minestra riscaldata a base di masturbazione citazionista, si tramuta in una succulenta spremuta di sangue e anfratti che regala una dose massiccia di macelleria a buon mercato e tante grasse risate.
Si tratta di Quella casa nel bosco, esordio dietro la macchina da presa dell’autore di serie televisive di successo come Alias, Buffy e Lost o di titoli per il grande schermo del calibro di Cloverfield. Il film approda nelle sale nostrane grazie alla lungimiranza della M2 Pictures, che dimostra di avere l’occhio lungo per il solo fatto di averlo inserito nel proprio palinsesto, a fronte di una data di uscita, il 18 maggio, che rischia di far passare inosservata la pellicola dal punto di vista mediatico, rivolto in quel periodo quasi esclusivamente a un Festival di Cannes in pieno svolgimento. C’è da dire che il passaparola può fare veri miracoli, lanciando – come ci auguriamo – il film in vetta al box office tricolore.
Geniale e pirotecnico sono gli aggettivi più adatti con i quali additare un’operazione capace come poche negli ultimi anni di cambiare inaspettatamente pelle, consegnando allo spettatore un teen-horror che unisce vecchio e nuovo attraverso un utilizzo narrativo quasi parodistico di situazioni, personaggi, cliché e atmosfere, iscrivibili per dna al genere sopraccitato. Goddard e Whedon non fanno altro che accumularli, riempiendo lo script di cariche di dinamite dietetica pronte a esplodere in qualsiasi momento. Quando questo avviene non ce n’è più per nessuno e la follia, unita al caos di una messa in scena sempre più sopra le righe, si impossessa dello schermo in un valzer indimenticabile di trovate drammaturgiche e tecnico-stilistiche. L’esordiente regista statunitense mette in mostra tutto il suo l’armamentario, spolverando scene dal forte impatto visivo che avrebbero meritato un contributo stereoscopico per aumentarne ancora di più il tasso spettacolare.
Francesco Del Grosso