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Quella casa nel bosco: quando Scream incontra il Truman Show

Creato il 23 maggio 2012 da Emeraldforest @EmeraldForest2

Quella casa nel bosco: quando Scream incontra il Truman ShowQuella casa nel bosco è un film fatto a sua volta di altro cinema, in particolare di cinema horror. Fin dall’inizio attraverso una trama banale e una scontata caratterizzazione dei personaggi, il film ha come obiettivo quello di dimostrare la ripetitività e reiterabilità di determinate situazioni ricorrenti in questo genere cinematografico di successo. Determinate situazioni sono così ripetute e forzate che è come se i personaggi fossero volutamente e direttamente istupiditi dagli stessi autori horror, che li trattano alla stregua di marionette e che li mandano al macello a tutti i costi, anche quello della verosimiglianza. Per ribadire ulteriormente questa tesi, fin da subito viene mostrata allo spettatore l’esistenza di un mondo sotterraneo che in realtà controlla più o meno tutti i movimenti dei protagonisti, che poi sarebbero i classici 5 ragazzi americani in gita fuori porta per sesso, droga e rock’n'roll. Questo espediente del doppio punto di vista toglie molta suspence alla storia, soprattutto rispetto a un normale horror. C’è un momento in cui però il film sembra riscattarsi, sia nel significato sociale che in quello cinematografico (anche se comunque è una cosa molto vista, vedi Pirandello, Truman Show, etc): quello in cui c’è una sorta di ribellione dei personaggi contro il controllo d’alto. La vera cosa un po’ insensata (e forse un po’ triste) è che, dopo tutte queste critiche alla banalità di certa scrittura cinematografica, nel finale “Quella casa nel bosco” fa a sua volta ricorso a un “deus ex machina”, ovvero a un espediente apposito di scrittura dall’alto, pur di trovare una soluzione alla storia. Un espediente del quale non si spiega alcun motivo, semplicemente c’è, esiste ed è molto arrabbiato. In parole povere: risposta metafisica a un qualcosa che metafisico non è. Forse che mancano le necessarie basi culturali da parte di Joss Whedon & co per capire le origini non metafisiche – quelle reali – della violenza (filmica o sociale che sia)? O forse, ancora peggio, si tenta di trovare un “causa prima” che giustifichi la violenza come necessaria e basta, sia al cinema (con gli horror) che nella realtà (con gli omicidi)? Ma soprattutto, meglio l’ignoranza del primo caso o l’apologia fascista e conservatrice del secondo? In ogni caso, niente di nuovo sul fronte occidentale…



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