Quella norma che “non tutela l’informazione”

Creato il 03 ottobre 2011 da Fabio1983
Io, per T-Mag
Voci dell’ultima ora vorrebbero la norma probabilmente “in archivio”. Ma se ne sono sentite tante in questi giorni, anche il possibile ricorso al voto di fiducia. Ad ogni modo sono attesi diversi emendamenti al fine di migliorare il vituperato comma 29 del ddl Alfano sulle intercettazioni (previsto a Montecitorio in settimana) che tende ad equiparare un blog personale a una testata regolarmente registrata. In soldoni: la norma estende l’obbligo di rettifica ai blogger, pena una multa di dodici mila euro se non si adempie alla richiesta entro 48 ore. Sull’argomento abbiamo chiesto il parere dell’avvocato Guido Scorza, professore di Diritto delle tecnologie, interpellato già ai tempi della discussa delibera Agcom. Se il ddl passasse così come è stato presentato, quali sarebbero le ripercussioni – sanzioni a parte – ai danni dei tenutari di blog? “È sempre difficile prevedere in maniera puntuale l’impatto di una legge su mercato, usi, costumi e società. La mia sensazione – spiega Scorza a T-Mag – è, tuttavia, che l’eventuale approvazione del disegno di legge si tradurrà in una limitazione della libertà dei blogger, libertà non come assenza di responsabilità ma, piuttosto, libertà nel senso di garanzia di poter manifestare liberamente il proprio pensiero con la certezza di essere chiamati a risponderne solo se si ha davvero torto. Provo a spiegarmi meglio: se un blogger riceve una richiesta di rettifica e sa che se non rettifica nelle 48 ore rischia oltre dodicimila euro di multa, sarà portato a rettificare, e di corsa, a prescindere dalla fondatezza o infondatezza della richiesta. Il risultato è che finirà con l’essere meno libero di dire la sua non solo quando ha sbagliato ed offeso qualcun altro, il che sarebbe naturalmente giusto, ma anche quando non ha commesso alcun errore ed è semplicemente il soggetto protagonista della storia da lui raccontato che non ha piacere che si scrivano verità che non gli fanno onore sul suo conto. È questo che, secondo me, la legge non tutela la buona informazione, ma semplicemente l’informazione gradita ai potenti”.
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