Quella sera, che sera: i Marlene Kuntz al Motion di Madone

Creato il 22 maggio 2012 da Scribacchina

Cerchi qualcosa, trovi tutt’altro: succede nella vita come nel mio archivio.
Lì, tra quei fogli di giornale – alcuni ingialliti dal tempo, altri tanto freschi da sentir sotto il naso l’odore dell’inchiostro fresco – v’è di tutto: recensioni d’album, interviste, cronache di concerti, cronache di spettacoli.
Scrissi pure di sport, alcuni anni fa, ma fu solo – come avrebbe detto il Battisti buon’anima -
 
«un’avventura». Per mia e vostra fortuna.

In questo gran calderone è inevitabile perder pezzi, dimenticarli e ritrovarli quando meno te l’aspetti. Mole della produzione a parte, capirete: cogl’anni che passano e la memoria RAM sempre più piena, capita pure alla sottoscritta di smarrirsi.
E infatti, m’era sfuggito il fatto che del concerto dei Marlene Kuntz al Motion di Madone (evento cui accennai tempo addietro) avessi scritto qualche riga.

Furono due impressioni vergate rapidamente, di ritorno dal live, la sera stessa.
Scarabocchiate su di un pezzo di carta, alla vivaddio, con ancora nelle orecchie e nel cuore l’incanto di quella musica.
Portai il pezzo di carta in redazione; trasformai le impressioni in parole.
Vennero incise per sempre su carta pochi giorni dopo.

La carta, già.
La carta.
Materia ormai obsoleta, a detta degl’analisti dell’editoria.
E allora, giovini miei, diamo nuova linfa a quelle parole.
Soffiamo in esse rinnovata vita.
Rinverdiamo le emozioni che contengono.

Riportiamole su carta elettronica.

***

Marzo 1999

Un’atmosfera dell’altro mondo: ecco quello che riescono a creare i Marlene Kuntz quando si esibiscono dal vivo. La loro apparizione sul palco del Motion di Madone lo scorso 27 febbraio è stata ipnotizzante, come ipnotizzante è la loro musica. Quella stranissima mescolanza tra etereo-crudo-reale-dolcissimo (la loro caratteristica, il punto di forza della «macchina Marlene») entra nel cuore e ne esce soltanto dopo aver lasciato un segno profondo. Come un volo di farfalle nere su un scenario fumoso, dal quale spiccano erbe stilizzate e due sole parole: Marlene Kuntz.

Le parole non servono, le parole sono d’intralcio. Niente può descrivere il tratto di strada fatto mano nella mano con Cristiano Godano, Riccardo Tesio, Dan Solo e Luca Bergia: quattro autentici poeti dall’anima dark, che stanno mietendo proseliti un po’ in tutta Italia. Anche in provincia di Bergamo: a sentirli sabato sera, in un affollato Motion, un folto pubblico di età compresa tra i 15 e i 30 anni.

Com’era prevedibile, la bomba ad orologeria è esplosa in coincidenza con tre brani: il cult Festa Mesta (dall’album Catartica del ‘94), il delicatissimo singolo Infinità (estratto dall’ultimo album Ho Ucciso Paranoia) e L’odio Migliore, espressione musicata della disperazione delle nuove generazioni. Nel prossimo numero parleremo più ampiamente dei Marlene Kuntz e della loro ultima fatica discografica, Ho Ucciso Paranoia.


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