Quella volta che Balzac passò per Torino

Creato il 21 luglio 2014 da Dede Leoncedis
Il 1836, tra debiti giganteschi e sciagurate speculazioni che non potevano  che avere esito disastroso,  è stato per Balzac un annus horribilis, i  creditori sono  sempre più insistenti e lui non  ha fatto  altro che nascondersi e scappare da un angolo all'altro di Parigi.  Gli vogliono pignorare  i mobili della ricca casa di rue Cassini e  oramai gli ufficiali giudiziari conoscono anche l'indirizzo di  Passy, dove ha preso in affitto le stanze al piano terra di una casetta  affacciata  sui prati. Non ci ha mai abitato stabilmente ma  con quella porticina secondaria invisibile dalla strada gli è stata molto utile ogni volta che  i creditori  hanno bussato con l'illusione  di farsi pagare.   

 
Conoscendo la sua megalomania, il suo amore per il lusso esagerato e il sogno mai avverato di diventare ricchissimo,  è buffo pensare che proprio  la più modesta di tutte sia  diventata   la Casa di Balzac. Ma torniamo al 1836 e alle sue batoste,  Balzac un tempo così prolifico da mesi non riesce più a scrivere  una pagina  e nemmeno ha più  tempo per   correggere tre,  quattro, cinque volte le bozze 

secondo quell'abitudine per cui i suoi editori, se solo potessero,  gli darebbero fuoco

Grazie alla  contessa Visconti Guidoboni, l'amante che si dice gli abbia dato da poco un figlio e che si rende conto che lo scrittore ha bisogno di una boccata di aria nuova, viene spedito  in Italia a   risolvere alcune questioni ereditarie per conto del marito di lei. La contessa è certamente molto generosa, il marito è certamente molto danaroso e molto accondiscendente, e il viaggio viene organizzato senza badare a spese, tanto che Balzac si può permettere addirittura di farsi accompagnare da un giovane servitore bruno, Marcel,  di cui mai nessuno ha sentito parlare. La redingote e il pastrano che il celebre sarto Buisson gli ha cucito però non bastano a nascondere che questo paggio ha ben  poco di mascolino: infatti Marcel si chiama in realtà Caroline Marbouty, ed  è  l'ultima delle amanti di Balzac.  Moglie giovane e annoiata di un alto magistrato di Limoges,   è una delle decine di ammiratrici che gli  si fanno avanti regolarmente  per via epistolare,   e si dichiara subito  deliziata  all'idea dello scherzo, lui  è ancor più deliziato al pensiero che qualcun altro pagherà i conti, e i due partono in diligenza. Arrivati a Torino  Balzac,  che non è mai stato un campione di discrezione, nonostante sia in compagnia di una donna sposata  non pensa nemmeno per un secondo di prendere  alloggio in una pensioncina defilata ma scende al Grand Hotel  Europa,


il più bello della  città, che si trova in piazza Castello,  a due passi da Palazzo Madama 

e  di fronte a Palazzo Reale. 

La Gazzetta Piemontese annuncia con grande enfasi  l'arrivo dello scrittore, che in quegli anni è al culmine della fama, e tutta l'aristocrazia torinese comincia a  tempestarlo di inviti. Vanitoso com'è  e sempre molto sensibile al fascino della nobiltà, lui arriva tronfio e compiaciuto  e ogni volta si  trascina dietro  il paggio. Ovvio che tutti mangino  la foglia  in fretta, e dato che sembra impensabile che una persona assennata  sia tanto  sfrontata da portare in società l'ultima amichetta di turno, tutti concludono che ad accompagnare il famoso scrittore non possa  esserci che un personaggio  altrettanto famoso che ha intenzione di mantenere l'incognito. Capelli corti, abiti maschili, comportamenti disinvolti: dev'essere per forza  George Sand. Tutti sanno che è appena stata  in Italia in compagnia di Alfred de Musset, e non sembra così improbabile che abbia deciso di  ritornarci con Balzac senza volerlo far sapere in giro. Contesse e marchesi non aspettano altro che di pavoneggiarsi con l'ospite  e sfoderano grandi conversazioni sulla  letteratura a cui  la povera Caroline, che Balzac non si è certo portato dietro per la sua cultura, non riesce a tener testa. Il gioco va avanti per un po' ma c'è il rischio di far scoppiare uno scandalo, e anche bello grosso,  allora il Nostro capisce  che è arrivato il momento di levare le tende. Confessa  in gran segreto  al marchese de Saint-Thomas la storia del travestimento, e dato che il marchese è al corrente della sua  liaison con l'ucraina Eva Hanska (ed evidentemente ignora tutte le altre svariate contesse Visconti Guidoboni) condisce  la storiella con un briciolo di  edificante  moralismo:   ....Ella s'è affidata a me ben sapendo come io sia totalmente assorbito da una passione che tutto mi tiene.......

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