Quella volta che scrissi una email al Maestro Umberto Eco…

Creato il 22 febbraio 2016 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
di Jena Camuna. Cinque o dieci anni fa, ma potevano anche essere sette e mezzo o giù di lì, trovai – beato chi si ricorda come e dove – l’indirizzo di posta elettronica di Umberto Eco (per chi non lo sapesse è morto; chi invece non ha ancora detto come e dove l’ha conosciuto si affretti a farlo).


Pur nel dubbio, mi lasciai prendere dall’entusiasmo e gli scrissi una garbatamente servile letterina elettronica.

Non ne ricordo con esattezza il contenuto (gli anni scalfiscono anche il più coriaceo hard-disk), ma certamente mi prosternai ai piedi della sua colossale erudizione; gli esternai la mia sviscerata ammirazione per i suoi scritti (un po’ ciurlando nel manico, nulla avendo letto – nella mia bestiale ignoranza – della sua smisurata produzione saggistica); senza dubbio non sfuggii alla tentazione di qualche arguto (?) bisticcio di parole.

Sarei potuto svenire quando a quasi stretto giro di posta elettronica ricevetti una gentile e garbata mail con la quale mi si comunicava che quell’indirizzo non apparteneva a quell’Umberto Eco là che mi ero illuso io, bensì a un suo anonimo ammiratore, che aveva così voluto rendere nota al mondo la sua sterminata adorazione per il Maestro. Insomma: non potendolo incorporare tipo Cristo con l’Ostia, si era impossessato del suo fantasma postaelettronico.

L’esimio signore mi ringraziava comunque per avergli scritto e si complimentava per la mia arguzia.
Touché!

Purtroppo non avemmo altre occasioni di incontro, il Maestro e Io, in quanto a New York non frequentavamo la stessa libreria antiquaria e la Bompiani non ha mai preso in considerazione la pubblicazione dei miei scritti, per altro ancora da partorire (e penso che questo sia stato un grande cruccio per Eco: saper di dover morire senza averli letti).

Così non posso aggiungere il mio nome a quello dei pochi milioni di italiani che l’hanno conosciuto e apprezzato, pur tacendo sull’eventuale ‘e viceversa’.

Però posso vantarmi di avergli scritto una mail. L’intenzione almeno era quella.