Quelle scosse che ti cambiano la vita!

Da Sorelleinpentola
Sono emiliana, nata e cresciuta per tanti anni a Bologna, la mia città dell’anima. Dei ricordi.
E tra i miei ricordi universitari c’è anche Mirabello, un piccolo paese in provincia di Ferrara che rappresentava per un gruppo di amici, l’evasione verso la genuinità.
Mirabello era Alessio, sua zia e i meravigliosi tortelli alla zucca, era la festa della birra, era il pranzo nel giardino della casa di suo padre, erano le risate, i progetti, i sogni di un gruppo di ragazzi di 20 anni. Erano le passeggiate per il paese e l’aperitivo al bar della piazza.
Era la spensieratezza, la gioia di Angela, Carla, Matteo, Alessandra, Sara, Antonia e Alessio e visto che Mirabello la porto nel cuore come tutti i miei ricordi più belli, vorrei poter condividere con voi la lettera che un amico mi ha scritto qualche giorno fa. Vorrei poter farvi sentire il dolore e la forza di un ragazzo che aveva, che ha e continuerà ad avere tanti sogni. Ma quei 20 secondi...gli hanno cambiato la vita.
 "Cara Angela,
non so nemmeno come iniziare questa mail, vista la mole di eventi allucinanti che sono successi in quest'ultimo periodo. 20 secondi ci hanno cambiato la vita... in questi 20 giorni circa, è ricambiata altre 100 volte.


Sabato 19 io e Giorgia siamo partiti alla mattina presto in direzione Toscana, per il matrimonio di amici.
Alle 4 di notte dopo i festeggiamenti,mentre dormivamo, ho sentito il cellulare in vibrazione sul mio comodino, ho risposto ancora incosciente e ho capito soltanto che al telefono era mia zia, che faceva degli urli disumani, ma non riuscivo assolutamente a capire cosa dicesse. 5 secondi di comunicazione e poi stop: non sono più riuscito a comunicare con casa... non sapevo cosa fosse successo. Nonostante ciò, io e Giorgia abbiamo deciso ugualmente di partire in piena notte, senza aspettare aggiornamenti, e mentre ci siamo messi in macchina e ci siamo avviati per l'autostrada, non riuscivamo ancora a comunicare con nessun numero dei miei parenti, per cui la preoccupazione aumentava. Dalla radio però non arrivavano notizie allarmanti. Dopo circa un'ora di viaggio, riesce a chiamarmi mio padre e mi dice (testuali parole): "Ale, dimmi dove hai le chiavi della porta dietro casa tua, perchè non riusciamo ad aprire la porta davanti, perchè si è 'spostata' casa tua"... allora sai, di fronte a una notizia del genere mi è anche venuta una domanda stupida e gli ho chiesto "ma solo casa mia o tutte?" (pensavo che magari la mia, essendo più vecchia, avesse avuto un cedimento strutturale"), e lì mio padre mi ha informato che c'era stato un forte terremoto e avevamo avuto tutti dei danni.. Black out mentale. Oltretutto Giorgia ed io non sapevamo nemmeno ancora se Gastone, Muttley e Mordicchio fossero sopravvissuti, e abbiamo dovuto aspettare una buona mezz'ora per essere rassicurati in tal senso.


Man mano che procedeva il nostro viaggio, cominciavano a dare per radio le prime notizie del terremoto, segnalando da prima una magnitudo lieve, poi pian piano a comunicare di crolli di campanili, capannoni, ed i primi morti... L'idea che la situazione fosse piuttosto grave cominciava ad insinuarsi nelle nostre teste, però allo stesso tempo il mio cervello mi diceva "siamo in Emilia Romagna: non può venire il terremoto da noi"... arriviamo a Bologna, attraversiamo la provincia e non c'è il minimo danno a strutture, nulla di crollato, non una piccola crepa che facesse pensare male. A pochi chilometri da Mirabello abbiamo cominciato a vedere vecchi fienili, mezzi crollati, o col tetto disagiato, e mi stavo facendo l'idea che solo le strutture più vecchie, e semi abbandonate, avessero ceduto. La situazione si è fatta molto più grave quando siamo arrivati a pochi metri da Mirabello, nella zona industriale: tutte le aziende che conoscevo, e nelle quali fino a pochi mesi fa avevo portato curriculum, erano crollate, letteralmente. Ho fatto gli ultimi 2 km con un senso di sgomento, ma ero ancora fiducioso: la gravità è aumentata quando ho trovato la strada principale di Mirabello chiusa al traffico e, dovendo passare per una strada su un argine, ho visto il terribile spettacolo della nostra chiesa completamente sventrata, lungo tutta la navata. In quel momento le speranze erano a zero, ma arrivando a casa nostra, ti devo dire che vedendo la facciata frontale, un pò mi ero fatto coraggio: c'erano solo un paio di crepine che partivano dalle finestre e andavano verso la porta, il cancello tutto imbarcato, e la pavimentazione esterna visibilmente irregolare, per rialzata e ribassata per una decina di centimetri. Il brutto dello spettacolo è stato vederla sul retro, con una crepa verticale nella cantina che faceva vedere l'interno della stessa cantina, e altre varie crepe molto gravi. Sono entrato soltanto io in casa, lasciando per un attimo Giorgia in compagnia dei nostri vicini, sconvolti: in quel momento mi è crollato il mondo addosso... era tutto per terra, vetro dappertutto, calcinacci, crepe... tutti i battiscopa, in pietra, si erano staccati dal muro, ed erano sparsi per casa, c'erano crepe sul volto della cucina, da una parte all'altra, dalla cucina al bagno. La scala non appoggiava più nella sua regolare sede, ed era pericolante. La parete frontale, vista dall'interno sembra dover cadere da un momento all'altro, essendo crepata su tutto il perimetro. I pavimenti tutti crepati, sia al piano superiore che al piano inferiore. L'apocalisse. A quel punto io mi ero fatto l'idea della gravità delle cose, ma con Giorgia ci siamo anche messi a ripulire casa, confortati anche dal parere di mio papà, che tutto fosse riparabile e superabile, senza particolari spese esose.
 Dopo un pò abbiamo visto le case di mia zia, di mio padre, e quelle dei nostri vicini: per altri aspetti, ma tutte sembravano decisamente lesionate, tranne forse quella di mio padre, che sembrava quella più facilmente recuperabile. Poi abbiamo pranzato, e nel primo pomeriggio, devastati, ci siamo messi un pò a letto, visto che alla notte non eravamo riusciti a riposare se non per 2 ore. Giusto il tempo di addormentarci (in casa di mia zia, perchè camera nostra già non sembrava agibile), ed è arrivata una nuova scossa, potentissima: non si può spiegare quanto si sia inermi ad un evento del genere
Tutto il mio quartiere è sfollato, a conti fatti saremo una ventina di famiglie senza casa (solo nel mio quartiere, mentre a Mirabello le case e attività inagibili sono più di 500!): alcuni si sono organizzati prima con roulottes, e poi affittando appartamenti nei dintorni. Tutto questo, soltanto sulla base della paura e della prima auto valutazione delle nostre case. Nel frattempo casa mia è peggiorata giorno dopo giorno, forse con le scosse di assestamento, e prima ha cominciato a piovere abbondantemente dal tetto (direttamente in camera da letto, sui mobili e sui nostri vestiti), poi anche il sottotetto ha cominciato a cedere, e si era imbarcato tutto il soffitto della nostra camera da letto: ora ho dei pilastri in ferro che in qualche modo sostengono il sottotetto, ma non posso certo evitare che piova dentro. Non rivedrò più la mia casina, o meglio non potrà più viverci dentro: tutta la fatica per ristrutturarla, e tutti i soldi che ci ho buttato, annientati da 20 secondi di sisma: tutto inutile; non ci resta che sperare che non crolli per intero, e in futuro di poter portar fuori i nostri ricordi,e qualche mobile, per poter iniziare dalle nostre radici, dalla nostra memoria di un passato felice.
 Nel giro di 10 giorni poi, tutti abbiamo avuto una o più visite dai Vigili del fuoco, che ci hanno intimato di lasciare le case, e ci hanno dato un’ora di tempo, aiutandoci a portare via le cose più strettamente necessarie: fra tutte le esperienze della mia vita, questa è stata certamente la più umiliante. Oltretutto ho dovuto prendere un po’ la situazione in mano perché mio padre non si aspettava che lo allontanassero definitivamente da casa, ed è rimasto sotto shock, incapace di prendere qualsiasi decisione, ne di iniziare a portar fuori casa le cose di prima necessità. Ora tutto il mio quartiere è transennato con il nastro bianco e rosso dei Vigili del Fuoco, e qua e là vari cartelli avvertono del rischio di crolli. Il silenzio è disarmante, e la mancanza di vita è surreale.


Dopo 3 o 4 giorni, era comunque evidente che in casa mia non ci fosse più nulla da fare, e non riuscivo più a passare le giornate seduto davanti a casa mia su una seggiola pieghevole, in attesa dei Vigili: così, vista la necessità urgente, ho deciso di darmi al volontariato, e quindi abbiamo costruito il tendone/struttura dove ora teniamo la messa, e le scuole medie; poi ho aiutato a portar fuori statue e quadri dalla chiesa, e vuotato l’archivio del Comune, tutti lavori piuttosto rischiosi: così, su consiglio di un mio superiore,ho deciso di iscrivermi alla Protezione Civile, continuando a rendermi utile per il mio paese, ma almeno in sicurezza, con un’assicurazione: un giorno mentre stavamo facendo un intervento vicino alla chiesa ne è crollata un’altra piccola parte, e anche se è successo a 20 metri da noi, posso assicurarti che i mattoni che cadono a terra fanno un suono veramente sinistro, e ti fanno pensare a quanti rischi si prendono, e che è tutta questione di momenti e casualità.


Dalla prima scossa, domenica 20 maggio, ci stavamo un po’ riprendendo: il paese cominciava a riorganizzarsi, la macchina dei soccorsi procedeva bene, e la gente cominciava a rincuorarsi un po’: ci ritenevamo quasi “fortunati” perché il sisma è stato alla 4 di notte; fosse stato alle 10 del mattino, sarebbero morte decine di bambini e centinaia di persone, perché in chiesa si sarebbero celebrate le cresime); si pensava che tutto fosse finito, e si potesse tornare pian piano alla vita normale: invece martedi mattina, il 29 maggio, una nuova fortissima scossa nelle nostre zone ha devastato paesi come Cento, e molti paesi e piccole cittadine nella provincia modenese: noi l’abbiamo sentita molto forte, ma non abbiamo avuto altri crolli. Purtroppo però era un giorno lavorativo, e molti operai sono rimasti sotto le macerie delle loro fabbriche. Tutto da rifare: i sopralluoghi per le agibilità sono ripartiti da zero; chi era rientrato con coraggio in casa propria, è tornato a dormire in tenda; gli sfollati che erano in calo (circa 60 persone la notte prima) sono tornati in poche ore pi di 500 (almeno quelli ufficiali in tendopoli, perché molti, stoicamente, dormono in macchina o si sono organizzati per conto proprio, da buoni emiliani che non “devono” chiedere aiuto a nessuno.


In questa seconda forte scossa anche l’azienda in cui devo andare a lavorare (a Crevalcore) ha subito danni, specialmente nel capannone dove sono situati gli uffici; beffa su beffa, sono senza casa, ed anche senza lavoro: avrei dovuto iniziare la mia nuova esperienza lavorativa l’ultima settimana di Maggio, invece ora devo aspettare che rinforzino le strutture, che ottengano nuovamente l’agibilità, e poi forse la prossima settimana inizieremo, almeno l’attività degli uffici, all’interno di container e prefabbricati esterni: il rischio concreto è che i clienti storici vadano da altri fornitori, e non possano aspettare i tempi tecnici della burocrazia italiana post terremoto. Questo è il concreto rischio per tutta l’economia emiliana, e non solo, direi di tutto il nord Italia: tanto per farti un esempio, l’azienda dove lavora mia moglie è in difficoltà perché ha varie aziende in Emilia dove fanno delle sottolavorazioni ai loro prodotti: con le aziende crollate, anche la sua azienda nel veronese va in seria difficoltà.


L’ultima forte scossa di ieri mattina, con epicentro in Romagna, rischia di mandare gambe all’aria anche il turismo di una regione che invece avrebbe almeno bisogno di quel settore funzionante a pieno regime. Non ci resta che sperare che tutto smetta, e continuare a rimboccarci le maniche.


Questo è quanto cara Angela: avrei altre 500 mila cose da raccontarti, e da sfogarmi in una mail fiume, ma non voglio ammorbarti con altre storie, tutte dolorose, che purtroppo hanno come tema principale sempre il terremoto. Le banche che non ci stanno aiutando, e anzi ci ostacolano. Lo Stato che viene nei luoghi del terremoto a farsi pubblicità, ma poi non aiuta. La splendida risposta della gente “normale”, e tutti gli aiuti in generi di prima necessità che ci hanno fatto arrivare (sono spesso in contatto con 3 squadre di ragazzi di Lugo, che ci hanno portato di tutto: tende, brandine, acqua, cibo, e si sono prodigati in mille modi per aiutarci anche nel futuro, quando ci sarà da ricostruire una comunità ed un paese).

Tra poco parto e vado a prendere servizio anche oggi per la Protezione Civile: in giornata è atteso Napolitano nei nostri luoghi, ma come abbiamo disertato la parata del 2 Giugno e la visita del Prefetto a Mirabello, lo stesso faremo oggi, continuando a lavorare come gli altri giorni senza prestare attenzione ai chiacchieroni che vengono a prometterci la luna, e poi ci lasciano con le nostre macerie.


La realtà dei fatti è che non so cosa sarà di me, ne oggi nel concreto, e nemmeno del mio futuro, a breve e lungo termine. So solo che continuerò a fare il mio dovere, comportandomi come mi dice la mia coscienza, contro ogni difficoltà. Ho le energie sotto zero, i nervi a fior di pelle, e l’umore che non sempre mi sostiene a credere che ne verremo fuori. Cerco di darmi forza guardando la mia famiglia che è tutta salva, ripartendo da mia moglie, dai miei animali. Cerco di credere che qualcosa si muoverà, e mi attacco agli slogan: Forza Emilia! Teniamo botta!"
Ho voluto pubblicare questa lunga lettera di un amico, di un ragazzo, di un marito, di un figlio, di un fratello, di un cittadino italiano, un emiliano che ha perso la casa che aveva costruito con sua moglie, ha perso la casa di quand'era bambino, ha perso la chiesa dove andava la domenica, ha perso il suo lavoro, ha perso il suo paese.
Ma Alessio non ha voglia di perdere ancora. Alessio (e come lui tanti ferraresi, modenesi, emiliani) ha voglia di costruire, ha voglia di credere nell'aiuto della gente, nelle parole ma soprattutti nei gesti di chi non vuole nascondersi. Ma ha voglia di venir fuori.
Vi chiedo di aiutare i paesi di Mirabello, di San Felice sul Panaro, di Crevalcore, di Cento, di San Carlo, di Mirandola, di Cavezzo, di Finale Emilia e tutti quelli che ho dimenticato di citare.Vorrei che tutti potessere per un attimo immedesimarsi e sentire, vivere quello che persone come Alessio, Giorgia, Massimo, Greta, Stefano, Luca, Fernando stanno vivendo. Potrebbe succedere anche a noi, la terra continua a tremare, ci sono state scosse in Friuli, in Romagna, in Toscana.
Aiutiamoli a non sentirsi soli e abbandonati! Grazie per quello che riuscirete a fare. Grazie di cuore!

TERREMOTO IN EMILIA ROMAGNA
UN AIUTO CONCRETO ALLE POPOLAZIONI COLPITE DAL SISMA.
CONTO CORRENTE: finalmente è stato attivato il conto corrente per la raccolta fondi pro-terremoto, nello specifico per il Comune di Mirabello (FE).
Il conto corrente si appoggia alla Tesoreria del comune di Mirabello. Vi lascio qualche estremo:
Cassa di Risparmio di Cento:
IBAN: IT 56 S 06115 67290 000000 271623
CONTO CORRENTE POSTALE: N. 14941447
Intestato a Comune di Mirabello – Servizio Tesoreria
INDICARE SEMPRE LA CAUSALE: “CONTRIBUTO PRO-TERREMOTO COMUNE DI MIRABELLO”
(Immagini dal web)



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