Cordelia in “King Lear”
di Rina Brundu. Ci sono dei momenti in cui si realizza che piaccia o non piaccia il governo della tua nazione è anche il tuo e vederlo fatto oggetto di tanta sufficienza e condiscendenza da parte di un leader politico europeo non è un bene per nessuno. Di fatto si resta senza parole davanti al monito merkeliano, post incontro berlinese del direttorio franco-tedesco sui migranti, all’Italia e alla Grecia. L’impressione è che la teutonica Cancelliera in punto di “chiudere” la questione crisi-greca, si sia in qualche modo autoincoronata regina del vecchio continente, dimenticando che la sua gestione di quella particolare crisi è stata tutt’altro che brillante e soprattutto che l’Italia non è la Grecia. Dimenticando che, nonostante il nostro servizio pubblico ce la metta tutta per acquistare qualsiasi schifezza cinematografica prodotta in Germania, la fase del neo-colonialismo tedesco sulle nostre sponde non è ancora cominciata e non comincerà per lungo tempo.
A dire il vero ciò che sorprende – e davvero fa restare allibiti – è che nessun leader politico si sia fatto carico di rimandare le “accuse” al mittente e dire alla Merkel di badare alle sue vicende interne tutt’altro che esaltanti in materia immigrativa (vedi le ultime performances dell’estrema destra tedesca). A primo guardare sembrerebbe insomma che la cronica Sindrome della debolezza (per non scrivere incapacità) dirigenziale renzistica si stia diffondendo come una sorta di infenzione pandemica in fase di mutazione, stia passando cioè dalla vena tragica a quella fastidiosamente tragicomica.
E che tragicomico, quando non allegorico, sia stato il discorso di Matteo Renzi al meeting di CL credo sia apparso evidente a tutti coloro che ne hanno ascoltato l’incipit bambinesco prima di raggiungere il climax, la perla oratoria, in forma di “constatazione”, da parte del Premier, che il “ritardo” attuale dell’Italia sarebbe dovuto al berlusconismo. Dov’é l’allegoria? Nel fatto che una dottrina tendenzialmente astratta come è il renzismo (perché priva di qualsiasi sostanza deontologica, operativa, finanche idealizzante), usi immagini concrete (e anche nefaste) come quelle berlusconistiche per raccontarsi, sebbene la cosa non stupisca e sia perfettamente logica. Renzi dimentica infatti che il renzismo è l’erede naturale del berlusconismo, seppure, come spesso accade, il delfino che incensa la continuazione della dottrina manchi del carisma del padre. Ma Renzi dimentica (?) anche che il berlusconismo è esistito in tempi pre-crisi, in epoche che a ben guardare ci sarebbero dovute apparire lontane come ere geologiche se proprio il renzismo e la sua politica gattopardica non avessero impedito il cambiamento. E lo stiano impedendo ancora.
Così, mentre il nostro giovane e rampante Premier continua in quel di Rimini a fare ciò che ha sempre fatto meglio, ovvero le inconcludenti passarelle trendy a spese della comunità e il sindaco Marino di Roma continua le sue meritatissime vacanze estive mentre la Città Eterna (ne siamo sicuri?) si rotola tra la merda e la mafia, noi italiani siamo costretti ad ascoltare impotenti le assurde ramanzine merkeliane alla stregua della shakesperiana eroina Cordelia che davanti alle follie del padre Lear concludeva rassegnata: “What shall Cordelia speak? Love and be silent”. Love? Silent? Ve possino…