Quello che il renzismo non dice (139) – Luigi Di Maio for President! Sull’intervista a Di Martedì.

Creato il 13 ottobre 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
di Rina Brundu. L’ho scritto più volte e lo scrivo di nuovo: io li chiamo “The Others”, proprio come i protagonisti dello straordinario film diretto da Alejandro Amenábar nel 2001, i quali protagonisti erano dei morti che non sapevano di essere tali. I miei “The Others” sono invece i membri della casta politica che ha governato l’Italia durante l’ultimo mezzo secolo e che, grazie al renzismo, la governa ancora oggi. Sono quei datati “professionisti” della politica nostrana che senza vergogna alcuna continuano a presentarsi davanti a questa o quella telecamera procurando nello spettatore che guarda solo affannose corse a chi prima trova il telecomando per cambiare canale.

Luigi di Maio, l’attuale Vicepresidente della Camera dei Deputati del Movimento a Cinque Stelle, per ovvie ragioni non fa parte della categoria. E non fa parte della categoria neppure per il modo in cui si propone in tv, per i discorsi che fa. “L’onestà è condizione necessaria in politica perché i cittadini non debbono essere il Bancomat dello Stato” ha esordito questa sera in quel di DiMartedì (La7), il programma condotto da Giovanni Floris, “ma non è sufficiente. Serve anche la competenza…”. E poi, con molta pacatezza, ha raccontato del miliardo di Euro di sprechi individuato dalla Commissione di revisione della spesa in quel di Roma, delle duemila autoblu ordinate dal renzismo, dei numerosi voltagabbana della legislatura, dell’opportunità etica di pagare un canone che va a sovvenzionare una Rai lottizzata, della “revisione” della Costituzione in atto il cui solo merito sembrerebbe essere quello di trasformare l’unico documento rimasto scritto con chiarezza in un altro monumento al politichese che farebbe impallidire i Padri Costituenti (quelli veri non la Boschi!). Ancora, ed elegantemente, mentre parla di “scontrini” dubbi non cita la spinosa questione che riguarderebbe lo stesso Premier al tempo della sua avventura da Sindaco in quel di Firenze (nda: un ristoratore fiorentino avrebbe dichiarato che Matteo Renzi si serviva sempre da lui ma che il ristorante fatturava il Comune). Di fatto è Floris  a tirarla fuori, Di Maio si limita a chiudere il discorso ritenendo la questione responsabilità delle autorità competenti. Una eleganza e una cortesia diversa, insomma, da quella usata quest’oggi (ma pure ieri e il giorno prima) dal Corsera fontaniano, laddove la notizia degli scontrini renziani è apparsa in guisa di stella cadente in un occhiello confuso tra gli altri ed è poi scomparso dalla Home alla velocità della luce.

Impietoso, anche esteticamente, il paragone con il Renzi satollo e dalla parlantina sciolta, pronto a promettere mari e monti pur di risalire la china, che abbiamo visto da Fazio solo due giorni fa e che un implacabile Giovanni Floris ha riproposto in tutto il suo “splendore” per qualche interminabile secondo mediatico.

Fuori Di Maio entra Anna Finocchiaro, nuova corsa affannata alla spasmodica ricerca del telecomando, cambio di canale….

“The Others”: appunto! E…. Luigi Di Maio for President!