Quello che il renzismo non dice (150) – Ancora sul conflitto di interessi governativo, il crac degli obbligazionisti presenti e futuri e sullo scandalo della “notte dei cristalli” della Leopolda. Dalla parte de “Il fatto quotidiano”.

Creato il 15 dicembre 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
di Rina Brundu. C’é qualcosa di veramente brutto in ciò che sta succedendo al PD di questi tempi e c’é qualcosa di grave. Per tutti basti l’episodio – stile notte dei cristalli – denunciato da “Il Fatto Quotidiano” in quel della Leopolda, dove il giornale di Travaglio è stato fatto oggetto di derisione e aggressione, evidentemente la critica punge. Evidentemente non si è riusciti a fare il lavaggio del cervello a tutti e la cosa dispiace. Mai come ora però è necessaria una critica viva, capace di opporsi a questa sorta di dittatura Mulino Bianco (senza offesa per il Mulino Bianco) che viviamo, incensata da una casta determinata a tutto pur di non morire, determinata a intontire il popolino stanco, sfiduciato, vittima della sua stessa atavica ignoranza, instillando paure senza senso, attaccata allo scranno del potere direttamente via epidermide del culo.

Inutile ribadire che noi stiamo dalla parte de “Il Fatto”, di Saviano, di tutto coloro che in questa moderna notte della Repubblica che viviamo riescono ancora a conservare il lume della ragione e a mettere gli interessi democratici di questa nazione in primo piano. Da questo punto di vista fa impressione lo scandaloso teatrino messo in piedi dal partito del Premier a difesa del ministro Maria Elena Boschi. E fondamentalmente a difesa del Premier stesso e del ministro delle finanze Padoan, dato che insieme alla Boschi, in un qualsiasi paese normale, si dovrebbero dimettere anche loro, soprattutto loro. Immaginiamo anche solo per un attimo cosa sarebbe successo se questo governo fosse stato un governo di tipo berlusconiano e al posto della Boschi ci fosse stato un grazioso figlio ministro di un conoscente berlusconiano, per inciso un grazioso figlio ministro che è pure, come dato sempre ad intendere dai giornali, un membro del potente triumvirato che governa la nazione da oltre un anno. Cosa sarebbe successo? Sarebbe venuto giù il mondo. E se a questo si fosse aggiunto il non secondario elemento che per la prima volta in Italia ci hanno rimesso gli obbligazionisti…. si sarebbe arrivati alla rivolta civile, forse finanche di tipo terroristico armato.

Ancora, sono un’onta all’intelligenza i reiterati occhielli del Corsera (vedi screenshot sotto), e degli altri giornali di governo, tesi a far intendere che non avendo il ministro Boschi guadagnato un solo euro da questa vicenda non si dovrebbe dimettere: un poco come se il peccato di insider trading di un trader navigato fosse cancellato solo perché non ha fatto in tempo a svendere le azioni in caduta libera. Di fatto non è solo la Boschi – che sta diventando una specie di scapegoat e di agnello sacrificale – che si dovrebbe dimettere, ma, bisgona ripeterlo fino alla nausea, dovrebbe essere un intero governo a farlo, di sicuro il suo premier e il suo ministro delle finanze. Solo da quel momento in poi si potrà essere sicuri che è stata davvero fatta giustizia nei confronti di quei risparmiatori. E degli altri che verranno dato che ci sarebbero in giro circa 60 miliardi di obbligazioni subordinate in attesa di diventare la nostra spada di Damocle definitiva.

Ma soprattutto difendiamo “Il Fatto Quotidiano”, la libertà di stampa e di critica che mai come in questo momento distopicamente orwelliano sono minacciate, quasi senza possibilità di ritorno.