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Quello che il renzismo non dice (18): ancora sulla querelle Bindi-Boschi che ha scatenato il “dibattito” sul britannico “The Telegraph”. E dalla parte delle nostre pasoliniane forze dell’ordine, finalmente Silvio l’ha imbroccata!

Creato il 13 settembre 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
Pier_Paolo_Pasolinidi Rina Brundu. Nick Squires, corrispondente del Daily e del Sunday Telegraph da Roma, forte dei suoi 1211 followers su Twitter (pardon, 1212, giusto ora!), ha colpito di nuovo! Il suo ultimo pezzo titolato “Italy’s Matteo Renzi accused of appointing female ministers based on their looks and age”, pubblicato sul britannico The Telegraph ha infatti acceso un dibattito di “tutto rispetto” tra i lettori britannici. Oggetto del contendere è la vexata quaestio: è meglio che un leader politico italico scelga come sua “collaboratrice” una donna bella o una donna brutta? Pardon, mi sono confusa con le dinamiche di un paese politicamente maschilista, dove le donne impegnate in politica sono tali in quanto designate dagli uomini di potere, non è certamente il caso dell’Italia… l’oggetto del contendere è semmai l’usata querelle Bindi-Boschi scaturita dalle discutibili dichiarazioni di Rosy Bindi, in virtù delle quali Matteo Renzi avrebbe scelto le sue ministre solo perché giovani e belle.

Da giornalista britannico navigato, Stokes, scoprendo ad un tempo l’acqua calda, non ha neppure dimenticato di menzionare la principale accusa mossa a Renzi dopo lo spiacevole affaire, cioè di essersi comportato come Berlusconi… “Blimey, there’s a surprise. What happened to the system that people were appointed on their abilities?” (Accidenti, che sorpresa! Che ne è stato del Sistema che promuoveva le persone per le loro capacità?), ha subito commentato caustico il lettore Patriot1721. Secondo Happy65, invece, la faccenda è cosa buona giusta ed è un notevole passo avanti da quando le persone venivano promosse solo in cambio di denaro, prestazioni sessuali e per potenziare il potere personale. E se per Ramon Chacon, l’invidia è il motore che ha spinto la Bindi a pronunciarsi (anche Chacon con l’acqua calda non scherza!), Thejollyroger non ha dubbi: “Sembra che gli italiani sappiano ancora imbroccarne qualcuna!”, mentre Hinchinbrooke gli dà manforte: “Amo le false bionde italiane. Preferirei avere un governo fatto da loro piuttosto che dalla gentaglia di Cameron e compagnia… (nda libera traduzione)”.

And so on and so forth, si dice qui, tra una frecciata più o meno pungente, un ghiribizzo e un altro commento postato tanto per fare. Con esclusione di una breve nota BBC, che ha ripreso la dichiarazione di Renzi sulla crescita italiana che sarà “around zero” quest’anno, nessuno, all’estero, sembrerebbe essere invece interessato agli erculei sforzi renzisti per cambiare il Paese. Soprattutto, nessuno sembrerebbe crederci davvero. Non ci crede il sistema giudiziaro indiano che continua a farsi gioco di noi con il “caso Marò” e…. udite…udite… in fondo, in fondo non ci crede neppure l’ex Cavaliere Silvio Berlusconi, partner strategico del renzismo, che con una mossa delle sue ha convocato i rappresentanti delle forze dell’ordine e delle forze armate a Palazzo Grazioli per la prossima settimana.

Chapeau! Il mio “support” non sarà cool quanto le petizioni savianesche affinché il governo non compri gli F35, ma stavolta bisogna proprio fare tanto di cappello a Silvio Berlusconi. Ingolfato, come appare, nelle lezioni di “Management politico for dummies” e politically-correctness a tutti i costi, costi quel che costi, non si sa quanto tempo ancora occorrerà a Matteo Renzi, e ai suoi sagaci consiglieri, per capire che le frasi fatte, e gli atteggiamenti alla Don Rodrigo, vedi le esternazioni contro i Sindacati di polizia, arrivano dove possono e hanno un limite. C’é del vergognoso, a mio avviso, nella maniera in cui sono state trattate le nostre forze dell’ordine, da più parti, negli ultimi giorni, e c’é del vergognoso nel non capire che dati “impieghi pubblici” sono diversi da altri. Che in dati “lavori di routine” si rischia la vita ogni giorno, per lo più per le “cazzate” altrui.

Di sicuro, alla maniera in cui sveltamente prepararono il “J’accuse” contro Marco Travaglio, il fatidico giorno dell’ospitata del loro capo a “Servizio Pubblico”, i “consiglieri” berlusconiani, diversamente da quelli renziani, sembrerebbero averla imbroccata una volta ancora, schierandosi dalla parte dei pasoliniani figli di proletari: chapeau!, appunto. La presenza di spirito, anche in politica, non fa infatti equazione con la scoperta dell’acqua calda e, come sosteneva Woody Allen, il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l’imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile.

Feature image, Pier Paolo Pasolini


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