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Quello che il renzismo non dice (40) – Maltempo: l’abbandono e il “distacco” del premier Post-it. Un commento all’ultimo editoriale del direttore Antonio Padellaro.

Creato il 16 novembre 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
640px-Jean_Jacques_Henner_-_Solitudedi Rina Brundu. A proposito delle alluvioni di questi giorni, scrive Antonio Padellaro, direttore de Il Fatto Quotidiano, nel suo editoriale titolato Maltempo: l’abbandono: “Pensiamo che in Australia dove si trova per il G20 il presidente del Consiglio sia stato avvertito di quanto sta accadendo e che certamente ne sarà rimasto impressionato come tutti….. C’è nel Paese come il senso di un abbandono che si espande nei tanti luoghi del bisogno generando rabbia… Per fortuna, apprendiamo dai tg esultanti che Renzi le ha cantate chiare alla Merkel e a Putin. Nel mondo dell’irrealtà non piove mai e il sole splende sempre”.

Difficile dirla meglio ed è importante che questo lo scriva un direttore di un giornale nazionale. Che il direttore parli di “abbandono”. Questa è infatti la sensazione più forte che si prova nell’osservare il contrasto evidente tra l’esasperazione, quasi rassegnazione ormai, di tutti coloro che sono stati colpiti dalle esondazioni di questi ultimi mesi e il “mondo dell’irrealtà” dove splende il sole che batte sull’invitta ideale fronte dell’Esecutivo. Abbandono, solitudine, un fuggi-fuggi generale dalle proprie responsabilità da parte della nomenclatura amministrante e amministrativa come non si era mai visto prima…

Tra i rari commenti di sostegno alla politica governativa che ho letto in calce agli articoli riguardanti queste gravi emergenze, c’é la solita obiezione che non si può incolpare Renzi del malaffare politico-amministrativo degli ultimi 50 anni. Certo che non lo si può fare e nessuno sta pensando di farlo. Di fatto i peccati renziani non sono collocati nel passato ma sono decisamente attuali. Tra i tanti, si potrebbe citare la reiterata litania che non serve recarsi a Genova o negli altri luoghi interessati da frane, smottamenti, alluvioni perché a detta del premier si tratterebbe solamente di fare “passerelle”, meglio quindi esternare enfaticamente alla giusta distanza.

Ci si domanda perché la stessa filosofia rispettosa del dolore-altrui non sia stata considerata solo pochi mesi fa, quando ad arrivare nel porto di Genova, sotto l’occhio mediatico del mondo, fu il relitto della Concordia. Due pesi e due misure o due diverse convenienze politiche? D’immagine? Curioso distacco nel premier post-it – come si è egli stesso definito, e come ha ricordato pochi giorni fa il Financial Times, in un articolo tanto spavaldamente elegiaco che uno dei lettori inglesi si è posto il dubbio se non lo avesse scritto lo stesso Renzi. Curioso modo del premier post-it di non far aderire l’auspicata riforma delle modalità di amministrazione e gestione del territorio.

Temo infatti che il solito proclama pensato per stupire sulla necessità di “rottamare tutto” potrebbe non bastare in queste circostanze. Ma temo anche che nel fantastico mondo dei “tg esultanti” e asserviti, nel “mondo dell’irrealtà” renziana dove “non piove mai e il sole splende sempre”, lo spazio e il tempo da dedicare a queste quisquilie e pinzillachere sia oggettivamente ridotto. Decisamente più cool il viaggio trendy in Australia a cantarle “chiare alla Merkel e a Putin”.  E che dire del tempo dall’altro capo del mondo? Glorious, indeed!

Artwork, Solitude, Jean Jacques Henner

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