Quello che il renzismo non dice (54) – Sull’antidemocratica congiura presidenziale del silenzio e sugli scandali romani.

Creato il 04 gennaio 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
di Rina Brundu. Silenzio! Sembrerebbe essere questa la parola d’ordine imposta dalle segreterie di partito, giù giù fino all’ultimo portaborse, a proposito delle “candidature” alla Presidenza della Repubblica. A leggere i giornali, occorrerebbe fare silenzio per non “bruciarle”; insomma, meglio evitare che la stampa internazionale vada a cercare il pelo nell’uovo e, conoscendo la probità della nostra politica, ne nasca l’ennesimo scandalo che impedirà “al già-eletto” di occupare lo scranno più alto, dunque di portare avanti le datate pratiche di Sistema come prima e più di prima.

C’é qualcosa di straordinariamente antidemocratico in tutto questo: alla maniera in cui il popolo viene annichilito, inebetito, strozzato, affogato dentro fiumi di retorica suadente quando serve il suo voto, in simil guisa, in questa circostanza eccezionale che lo riguarda in maniera importante, viene escluso dai grandi giochi, chiuso fuori prima di buttare via la chiave. C’é qualcosa di straordinariamente antidemocratico in tutto questo e di supponente. Il messaggio è chiaro, stile 1984 orwelliano: cari tutti, siate pazienti e garantiamo che il giorno convenuto potrete portare il dovuto omaggio al prescelto. Al candidato incoronato. Da noi. Dopo di allora non avrete altro Dio all’infuori di lui (si esclude a priori una lei per ovvie ragioni) e di coloro che gli hanno procurato la poltrona.

Non che si prevedano sorprese: il canditato renzistico – quello che farà la differenza – potrà essere sostanzialmente di due tipologie: Prodi, oppure uno tutto nuovo, uno diverso, uno vergine alla politica, meglio se acclamato dal popolo per meriti eroici di qualsiasi natura e dunque con spalle larghe quel tanto che basta per fare da scudo-etico anche agli altri, quelli meno vergini, gli squali, insomma. Perciò attenti alla chiamata o voi campioni olimpici e para-olimpici (fortuna che ne sforniamo sempre di meno!), voi rari artisti e intellettuali (consiglierei al grande Ennio Morricone di espatriare per qualche settimana),  voi laureati bocconiani in scienze economico-politiche che avete avuto il buon senso di starvene sempre lontani-il-giusto dagli inciuci amministrativi, etc. etc.

Ma che tutto avvenga nel silenzio, non lo si potrà mai raccomandare abbastanza! Nello stesso silenzio che da decadi avvolge le pratiche nepotistiche romane (solo romane?) a proposito di appalti pubblici e di assunzioni e permette al malaffare di fiorire indisturbato. E continua a farlo tuttora. Diceva Che Guevara  “Il silenzio è una discussione portata avanti con altri mezzi”, noi italiani purtroppo sappiamo anche quali!

Featured image, Che Guevara.

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