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Quello che il renzismo non dice (69): sulla vendetta post-rottura Patto del Nazareno e sulla Sindrome alfaniana del Brutto Anatroccolo. E torna Pierluigi (Bersani), torna.

Creato il 07 febbraio 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
renzibiancodi Rina Brundu. Di tanto in tanto qualcosa sfugge finanche all’indefessa guardia dei men-in-black renziani, dei redattori accorpati all’establishment al potere più zelanti e questo o quel giornalista riesce a pubblicare un pezzo contenente una qualche verità sul corrente esecutivo. Interessante, per esempio, il breve articolo apparso quest’oggi sul Corriere online a firma Aldo Grasso e titolato “Frequenti sospetti televisivi”.

Nello scritto, il critico televisivo parte dall’assioma che “In politica l’innocenza non esiste…” e poi tratta dell’“emendamento del governo all’articolo 3 del decreto Milleproroghe sul canone delle frequenze tv”, quello stesso che avrebbe procurato il deprezzamento del titolo Mediaset, scatenato infinite polemiche dentro Forza Italia e che verrebbe usato al momento dal PD per rendere la pariglia a Berlusconi dopo la rottura del Patto del Nazareno. Tra i molti punti interessanti fatti dal professor Grasso si fa notare questo passo “Renzi è arrivato a Palazzo Chigi per fare le grandi riforme, e, dopo l’abolizione del bicameralismo, la prima grande riforma sarebbe quella di uscire da questo meschino gioco incrociato del conflitto d’interessi.”. E ancora “Renzi non può permettersi di usare le stesse tecniche (nda del berlusconismo) per tenere sotto scacco l’avversario politico”.

Concordo sovente con le critiche televisive di Aldo Grasso, ma in questa occasione più ”politica” si fa davvero fatica a seguirlo. Cioé si fa fatica a credere che qualcuno – meno che meno una mente accorta come la sua – possa fare un simile discorso ad un PresDelCons che è arrivato dove è arrivato mercé lo sgambetto politico al suo compagno di partito ed è il fresco vincitore di una disfida (quella delle riforme e del patto del Nazareno) che ha messo in piedi, fatto, disfatto, programmato e vinto sempre da solo. Questo per dire che questi SONO i metodi propri del renzismo e – fino a quando non lo si inquadra dentro la dimensione che gli è più propria, vale a dire quella utilitaristica tesa a creare un mito dirigenziale post-moderno assolutamente nefasto (basti ricordare che si tratta di miti edonistici già esistenti al tempo della nostra giovinezza anni-80 ma che hanno dimostrato la loro invalidità nel tempo), si correrà sempre il rischio di risultare “sorpresi” dalla sua azione.

D’altro canto sbaglia Berlusconi a non chiudere l’esperienza Forza Italia e a non limitarsi a sostenere nel background nuove realtà politiche giovanili a destra (sempre che abbia ancora un senso farlo). “Nuove” davvero però, vale a dire con rottamazione incorporata di tutta la presente dirigenza. E sbaglia Alfano a seguire Renzi passo passo come fosse un brutto anatroccolo desideroso di farsi amare e accettare: una poltrona da ministro non può valere alcuna dignità ideale e sarebbe anche ora che tutti i rappresentanti di Ncd la smettessero di usare l’Italia, e il suo “maggior-bene”, per giustificare le loro personalissime ambizioni. “Lo facciamo per il bene del Paese…”, ecco, se gli italiani non fossero più costretti a sentire questa frase, si sarebbe già fatto un notevole balzo in avanti…

Detto questo, e dato il tristo status-quo, difficile non ripensare a quanto dichiarato da un ciarliero Pierluigi Bersani durante l’ultima intervista da Fazio “Volare basso mantiene giovani”. D’accordo, ma anche sacrificare qualche anno per il maggior-bene (quello vero non quello di cui sopra) della patria non è opzione nobile da scartare, o no? Come a dire: torna Pierluigi, torna, ‘sta terra (desolata) ‘spetta TE!

Featured image, Renzi e i suoi ricordi più cari.

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