Si parla, si parla. Si racconta e si dice. Si parla di politici che rubano. Di boiardi di Stato che incamerano sette pensioni, due stipendi, un’auto blu, hanno novant’anni, e riescono a trovare ancora le energie per fotterci.
Si parla delle nefandezze grandi. Si cercano pagliuzze (non è vero, non son pagliuzze son travi portanti, ma vabbé) negli occhi altrui, ma nessuno che guardi alle travi albergate nell’occhio proprio.
Nascono da lì, le piccole storie ignobili che sono anch’esse uno sfregio all’etica ed alla morale.
Il tuo vicino di casa, sì, sì, proprio lui, quello che molla l’auto nei parcheggi per disabili. Anche se il suo unico handicap conosciuto è quello a golf.
La signora che abita in fondo alla via. Quella carica di gioielli (veri) come una madonnadipompei. Quella che ogni giorno tiene a ricordare che lei è una ‘possidente’. Quella che ha intestato tutto ai figli, così quando va a fare le analisi può compilare l’autocertificazione e non pagare un cazzo.
Quella che conosci. E che non si fa scrupolo a dire che lei, l’ISEE lo tarocca. Almeno non deve pagare la mensa a ‘quelli lì’ (e in quelli lì, aggiungeteci una qualunque nazionalità a sceltà). E tu non riesci a esimerti dal farle notare che, per intanto, l’unica che se la fa pagare è lei.
L’amica, quella che hai sempre pensato fosse una persona seria. E che rompe i coglioni all’universo mondo pur di farsi fare un esame prima di tutti. Saltando code epocali. E ben sapendo di non avere assolutamente un cazzo. Così per il gusto
Quella che rompe i maroni a tutti. Dalla bidella al preside, passando per inermi professori, perchè il suo rampollo, ignorante come una zappa è un genio incompreso.
Tutta quell’Italia il cui unico pensiero è ‘il mio prossimo sono io’.
Quelli che sono i primi a piangere per un piccolo privilegio decurtato.
Quelli che sono i primi a lagnarsi di immigrazione e accoglienza, salvo poi lamentarsi che all’estero gli italiani li trattano come pezze da culo.
Che comportarsi eticamente o moralmente non implica straordinari eroismi quotidiani. Sarebbe sufficiente adeguarsi alle regole del codice civile e penale.