Se ad uno, per caso, una volta, hanno pubblicato una lettera su un giornale, si presenta come “collaboratore esterno.” Se scrive libretti sgrammaticati, che legge alla sagra del provolone, nella professione segna ”autore di romanzi”. Se ha letto il libro di un’amica e ci ha scritto su due parole, eccolo già recensore a vita. Senza contare l’invasione di megaeventi patetici, come letture pubbliche, salotti letterari, incontri virtuali alla Matrix in collegamento mondiale, festival internazionali nei bar di paese. E non parliamo poi del proliferare di maestri, maestrini e maestrucoli che a vent’anni già ti spiegano da che parte va l’accento … oddio…
Facciamo pure tutto, leggiamo, scriviamo, recensiamo. Facciamolo con slancio, con sensibilità, cura, attenzione e impegno da professionisti. Non smettiamo mai di migliorarci e d’imparare, non smettiamo mai di studiare.
Ma, per favore, non ci spacciamo per quello che non siamo. Io di lavoro faccio la commerciante. E voi?