Quello che so sull’amore mette in scena molto bene quella che è (o dovremmo dire è stata?) la parabola di Gabriele Muccino a Hollywood. Il protagonista del film è un ex calciatore britannico che all’inizio suscita grande curiosità negli USA, per poi finire presto nel dimenticatoio, in una maniera non troppo dissimile a quanto capitato al Gabriele nostro (nostro???).
"Dopo essere stato nominato in questo film, Beckham ha deciso di ritirarsi.
Sarà un caso?"
Il suo secondo colpo a Hollywood Sette anime è un’altra schifezza, ben lontana dai primi simpatici lavori italiani del Muccino, Ecco fatto e Come te nessuno mai. A livello commerciale si rivela meno fortunato rispetto a La ricerca della felicità e a qualunque altro film con Will Smith, però è ancora un mezzo flop. Le quotazioni di Muccino cominciano a scendere e lui si prende una pausa italiana per dirigere il pessimo sequel de L’ultimo bacio, Baciami ancora, questo qui…
A Hollywood comunque credono ancora in lui, anche se magari un po’ meno di prima. Gli offrono così la regia di una commedia romantica molto classica, con un cast magari non di superstar dagli incassi garantiti come Will Smith, magari non di attori di serie A, ma di serie B. Che la serie B hollywoodiana è roba mica da buttar via. Ci sono Gerard Butler, Jessica Biel, Catherine-Zeta Jones, Dennis Quaid, Judy Greer e una da Champions League, almeno quando è allenata dal Coach Tarantino, come Uma Thurman, e gli danno per di più un budget di quelli medi per gli standard hollywoodiani, ma mica noccioline: $35 milioni. La produzione di quella che sembra una commediola come tante dovrebbe filare via liscia, invece Muccino entra in crisi e, per lo stress nella realizzazione di una pellicola tanto complicata (ma dove?) ingrassa come un porco.
"Quel Muccino me lo magnerei allo spiedo, gnam!"
Risultato finale? Il film cinematograficamente fa pena, ciò era già preventivabile, ed è pure un floppone a livello commerciale, con appena $13 milioni incassati negli USA. In Italia, per via di un intramontabile campanilismo, la pellicola non va nemmeno malaccio, con oltre €4 milioni raggranellati, eppure i tempi d’oro de ‘na vorta sono lontani. Gabriele Muccino ha fatto flop, da qualunque parte lo si guardi, e per giunta si ritrova anche ad essere un cicciobombo, non cannoniere.La critica t’ha bastonato, il pubblico t’ha ignorato, il cibo t’ha ingozzato e io che devo fa’ a questo punto, caro Muccino? Mi spiace infierire. Sarebbe persino troppo facile. Criticare te ormai è un po’ quasi come criticare i Modà. Allo stesso tempo, non si riesce nemmeno a parlarne bene. Manco sforzandosi tanto. Ah Gabrié, io vorrei proprio fare il bastian contrario e spezzare una lancia a tuo favore. Ma come se fa? Quello che so sull’amore è un film pessimo, imbarazzante sotto tutti i punti di vista, dalle interpretazioni (terribile in particolare Dennis Quaid e cagna as usual Jessica Biel) alla pessima colonna sonora, e per giunta è una di quelle ruffianate tutte buoni sentimenti che scatenano solo i miei peggiori sentimenti.
"Da Tarantino a Muccino... me viene da piagne, li mortacci sua!"
Già l’idea di raccontare la storia di un ex calciatore britannico che negli Stati Uniti si ricicla come allenatore di una squadra di soccer di bambini appariva un disastro annunciato. Le pellicole sportive sono spesso una grossa incognita, ma se non altro quelle sulla sacra triade degli sport americani composta da Baseball, Football e Basketball almeno in patria si rivelano spesso e volentieri fortunate, almeno da un punto di vista commerciale. Quando si sceglie di parlare di calcio al cinema, il rischio di autogoal è invece fortissimo. Il soccer comunque è giusto un contesto vago, attorno al quale è costruita la classica, sdolcinatissima commediola sentimentale e per di più famigliare. Se con i film sentimentali il rischio di cadere nello zuccheroso è alto, con le pellicole famigliari il rischio diabete è quasi certo. Quello che so sull’amore non fa niente per evitare tale pericolo, un po’ come l’ingrassatissimo Muccino quando siede a cena. Il copione segue anzi passo per passo il manuale della perfetta pellicola sdolcinata, concentrandosi in maniera superficiale e banale sul rapporto padre/figlio come già fatto nella hit mucciniana La ricerca della felicità. La colpa, va detto, più che di un Muccino che si limita a dirigere in modalità zombie, è di una sceneggiatura a dir poco scandalosa. Anziché approfondire la parabola discendente dell’ex calciatore fallito come fatto in tutt’altra maniera da un film con un protagonista vagamente simile come The Wrestler, assistiamo a una semplice romcom, con il bel protagonista Gerard Butler conteso da TUTTE le donne del film. Tutte lo cercano, tutte lo vogliono: Catherine Z, Uma, persino la nerdosa Judy Greer e, naturalmente, anche la sua ex Jessica Biel."Coraggio piccolo, questa era l'ultima volta che ci vedevamo un film di Muccino.
Un altro non glielo fanno più fare..."