Quello che ti meriti (A. Holt) - Venerdì del libro

Creato il 14 agosto 2015 da Stefania

Gli autori norvegesi di gialli mi piacciono. O meglio, i gialli di autori norvegesi mi piacciono. 
Ne ho avuto conferma leggendo Quello che ti meriti, di Anne Holt. Sono arrivata a lei cercando libri disponibili nella biblioteca del mio comune nell'ambito del genere giallo ed è spuntato questo nome. Ho cercato l'elenco di libri da lei scritti ed ho iniziato da qui.A dire il vero on line ho anche trovato delle recensioni negative su questo libro ma non mi sono lasciata disarmare. Un paio di aspetti mi avevano incuriosita: il fatto che fosse un'autrice donna ed il fatto che tra i protagonisti del libro ci fosse una donna, con un ruolo anche importante. 
Dopo aver letto Nesbø(ed essermi affezionata ad Harry Hole, personaggio da lui creato), ho avuto modo di conoscere altri personaggi – con storie sempre ambientate in Norvegia, con la città di Oslo in sottofondo – frutto della fantasia di un'autrice donna.
Il contesto è terribile, a dire il vero. L'investigatore Stubø è alle prese con bambini scomparsi. Casi che hanno una matrice comune e che lo mettono davanti alla necessità di fare in fretta con le ricerche del colpevole per evitare il peggio.
Stubø è un uomo molto intuitivo, le sensazioni che prova sono sempre molto importanti nelle sue indagini ed anche se evita di mostrare questo suo lato in modo troppo palese, si lascia guidare dall'intuito nella vita così come nel suo lavoro.E questo suo sesto senso gli dice che, per venire a capo del caso, ha bisogno dell'aiuto di Vik, una criminologa che non ha nessuna intenzione di farsi coinvolgere, almeno all'inizio.
Lei è alle prese con delle ricerche su un vecchio crimine per il quale ha motivo di credere che abbia pagato un innocente. Lui sa che solo l'aiuto di lei può aiutarlo ad arrivare ad una svolta: ha bisogno di qualcuno con cui confrontarsi, con cui poter parlare ad alta voce degli elementi che emergono di giorno in giorno, qualcuno che sia obiettivo e professionale, più di chiunque altro.
Posto che quelle narrate sono situazioni terribili, terrificanti visto il tragico coinvolgimento di bambini (non che sequestri che abbiano come protagonisti adulti lo siano meno ma con i bambini è tutto amplificato) uno degli aspetti che ho notato è come si faccia emergere poco la tragicità delle situazioni. Non so se riesco a spiegarmi ma ho notato che vengono narrati crimini che hanno come vittime bambini calcando poco la mano sull'entità di ciò che accade. Rapire un bambino, ucciderlo, restituirlo cadavere alla famiglia è qualche cosa di inaudito, inammissibile, imperdonabile... ho avuto la sensazione che tutto ciò venga posto quasi con rassegnazione, come routine anche se poi non ci si risparmia sulle indagini. Stubo, per lo meno, non si risparmia.
A parte questo, devo ammettere di aver letto con ingordigia pagina dopo pagina tanto mi incuriosivano gli sviluppi delle ricerche. A differenza di alti romanzi in cui si arriva al colpevole senza dare quasi la possibilità di far capire al lettore come si tirano le conclusioni, in questo caso come lettrice mi sono sentita coinvolta nelle indagini, non mi sono trovata davanti ad un dato di fatto senza capire come.
I due protagonisti vedranno le loro vite intrecciarsi per una serie di vicissitudini, i diversi casi che li tengono occupati avranno degli importanti punti in comune e le loro vite si intrecceranno in modo leggero, delicato, quasi impercettibile.
I personaggi non sono proposti con superficialità, non sono inseriti nella storia giusto per completare il puzzle del racconto ma ognuno ha un ruolo ben preciso andandosi a completare l'uno con l'altro.
Accanto agli aspetti che caratterizzano il giallo, l'autrice riesce a tracciare anche gli aspetti umani dei vari personaggi anche del colpevole. E' un mostro, ma è comunque un uomo. Questo è passato dal racconto, dalle capacità narrative dell'autrice.
Il libro mi è piaciuto, mi ha tenuto attaccata alle pagine.... Non concordo con le recensioni negative, con quelle – soprattutto – che assegnano una stellina, che lo definiscono noioso, monotono e scontato. Per me non è affatto così. I personaggi restano impressi nella mente del lettore, siano essi vittime o carnefici. Ben descritti, ben posti pur nella terribile realtà che li riguarda.
Posto che storie violente che hanno come protagonisti bambini non possono essere definite belle storie e posto che non l'ho scelto per questo ma perchè era il primo di una serie (ed avendo commesso errori nella scelta cronologica di altri libri ho voluto iniziare dal primo) in se il libro mi è piaciuto e leggerò altro di questa autrice.
Per questo Venerdì del libro di ferragosto la mia proposta non è molto allegra ma, per gli amanti del genere, credo che sia una lettura che possa piacere. Da qualche parte ricordo di aver letto che si trattava di un libro che avrebbe lasciato il segno nel lettore, ed anche qualche notte insonne. Bhè... sarà che l'ho letto durante un periodo di permanenza in casa d'altri, sarà che non dormivo a casa mia ma in un letto altrui seppur con la mia famiglia... devo dire che qualche ora di sonno l'ho proprio persa... A causa di Anne Holt e della storia che ha proposto? Sarà anche per via del fatto che, nei ringraziamenti finali, l'autrice dice che - pur trattandosi di un romanzo di pura fantasia - ad ispirarla è stato un reale caso di malagiustizia? Sarà stato il pensiero che di bambini rapiti (e purtroppo anche uccisi) ce ne sono davvero e che le sensazioni che ha trasmesso l'autrice, a tal proposito, sono palpabili? Non saprei... Forse un po' di tutto questo.... chissà!

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