Quello che rende insulsi tanti blog che si occupano di libri, o letteratura che sia, non è la scarsa cultura dei lettori. Bensì che non dicano nulla di interessante per cui valga la pena di fermarsi a leggere.
Più o meno, una persona esperta di Web, impiega una manciata di secondi per decidere se quel blog è valido o meno. Circa 20; i meno esperti qualche secondo in più.
Secondi. Ecco una delle ragioni per cui molti desistono, e altri nemmeno ci provano. Nella categoria “altri” si possono trovare anche scrittori affermati o mediamente affermati. Per costoro l’idea che si debba essere su un mezzo tanto primitivo e rapido come il Web è un insulto alla loro arte.
Poi li vediamo nei salotti, maltrattati dal comico (?) di turno; intervistati dal giornalista che ha sfogliato a malapena il libro. E tutto quello che riescono a dire è a volte meno di 20 secondi.
Ma torniamo all’argomento del post.
La scarsa cultura dei lettori è valida sino a un certo punto; esiste, ma non è quello di cui voglio parlare ora. La realtà è un’altra. Ci si collega da casa, più spesso dall’ufficio, e quindi si legge su uno schermo di computer. Già questo non è il massimo come mezzo di lettura.
Devi perciò adeguarti. Se senti il sangue ribollire nelle vene, non so cosa dirti. Davvero.
La flessibilità non vuol dire vendersi al nemico, o diventare uno ke skrive kosì x piacere ai giovani. Ti svelerò la verità.
Il blog è un discreto mezzo (non lo reputo il toccasana per antonomasia, come vedi), per incontrare persone e scommettere sulla loro voglia di qualcosa di meglio.
In fondo, non ti costa nulla. Non hai obblighi di alcun genere: non sai che post pubblicare domani? Non pubblichi niente. Non è fantastico? Non devi scervellarti e i lettori non devono sorbirsi post bla bla bla.
Non hai un direttore che ti tempesta di mail per sapere se il pezzo è pronto. Dal momento che NON farai i soldi, hai molta più libertà. Puoi scrivere di quello che vuoi, nessun inserzionista si lamenterà, e dirai alla gente quello che non vuole sentire. E troverai pure qualcuno che ti ascolterà.
Se pensi che questo non valga per la scrittura, lasciati dire che stai sbagliando tutto. Vale soprattutto per la scrittura, i libri, la letteratura.
Quello che un blog può fare è ricordare alle persone che le parole cambiano le cose. Visto che tu non vai a caccia di numeri, ma appunto di persone, non li soffocherai con le tue richieste di acquisto. Ma parlando per esempio di arte. Non tutti sono Michelangelo, ma ciascuno ha il diritto di ottenere il meglio.
Anche se si tratta di un post di un insignificante blogger, dovrai confezionarlo con la massima cura. Come se fosse una piccola forma d’arte destinata a lasciare un segno, inoculare un dubbio, smuovere una certezza. Per quel che mi riguarda, è sufficiente estrarre dai numeri senz’anima, dalla folla senza volto, una persona, una sola.
Allora il blog non sarà completamente inutile.