Quello di cui ho bisogno

Da Chiarap_79
Ultimamente sto vivendo un periodo un pò pesante. Non dico che sia triste, per carità! La tristezza la conosco e so che è tutta un'altra cosa. Dico solo che in questo periodo mi sento stanca, appesantita, vagamente apatica. Ho la lacrima facile ed ho la (falsa) percezione di sentirmi al mondo piccola e sola. Per di più mi faccio un sacco di domande. Si tratta di domande complesse. Quelle che vertono su temi esistenziali: chi sono, cosa faccio, dove vado, dove voglio approdare, di cosa ho veramente bisogno. 
Mentre in un giorno di questi ero a lì crogiolarmi suoi miei perchè e per come, all'improvviso nella semplicità di alcuni istanti di vita ho trovato l'ovvia risposta a tante domande ed un respiro di profonda gioia per il cuore.Questo è esattamente quello che è successo due domeniche fa.
Lorenza non la riabbracciavo da più di un anno. Il nostro legame, nato attraverso la rete dei nostri blog, è cresciuto semplice, bello, spontaneo, da subito molto forte. Nonostante la distanza fisica, nel tempo siamo riuscite a frequentarci con un'assiduità che in diverse circostanze ha battuto quella di altre amicizie geograficamente più vicine.Di Lorenza in questo mio diario di vita ne ho parlato più e più volte. Forse perchè Lorenza è il legame profondo di amicizia che lega la mia vita privata con quella virtuale della blogosfera.Voglio un gran bene grande a questa ragazza che più di quattro anni fa mi lasciò il suo primo commento e che un giorno mi propose di incontrarci. Le voglio bene per il suo animo gentile e sensibile e comunque rivoluzionario. Le voglio bene per la sua arguzia, per la sua semplicità e per i suoi gesti d'amore spassionati come quello che ci ha portati a festeggiare insieme il giorno del suo matrimonio con il suo Mister P. a quasi un anno dalla data in cui si sono uniti, appena pochi giorni dopo l'unione tra me e Mister G. (che forse è meglio chiamarlo semplicemente Giacomo).
Ci siamo ritrovate sotto le ombrose fronde di un noccioleto. Tavoli sparsi gremiti di amici e parenti pronti ad alzare i calici al cielo ed inneggiare allegre canzoni di paese.

L'atmosfera leggera, frizzante, cordiale. Quella stessa atmosfera che mi ha fatto pensare "Ecco, ho bisogno solo di questo: di amore, amicizia e la leggerezza di una canzone!"

Poi per gioco il pulcino si è sfilato i sandaletti. Allora un vecchio amico di famiglia della mia cara Lorenza si è avvicinato e sorridendo al piccolino con voce fragorosa gli ha detto "Bravo Davide! Tu si che capisci! Bisogna camminare scalzi. Non camminiamo più scalzi sulla terra. Abbiamo gomma sotto la pianta dei piedi e sotto i piedi il cemento. Dalla terra si assorbe energia e per farlo occorre camminare scalzi".Insomma, Davide  mi aveva già tentata, ma dopo questa asserzione così saggia non ho atteso un altro istante e ho sfilato via anche i miei sandali dalle zeppe alte.

Ci siamo presi per mano io ed il mio bambino ed insieme ci siamo allontanati dalla gente entrando sempre più dentro al bosco di noccioli.  Lontano dalle voci. Lontano dal mondo. 

Non so ben descrivervi il piccolo grande mistero che si è svelato. Ma in quegli istanti di contatto selvaggio del piede con il suolo della natura mi ha fatto sentire Viva. Viva come non mi sentivo da così tanto tempo. La natura, io ed il mio bambino. Tutto era perfetto!
La luce che filtrava rada e che saltava di foglia in foglia come un antico gioco di specchi. Il cinguettio intermittente di qualche uccello che forse da lontano ci osservava incuriosito. La terra umida, i sassolini pungenti sotto la pianta dei piedi e quell'energia di cui parlava il vecchio che saliva su per le caviglie, i polpacci, le cosce, passava per la pancia facendovi volare farfalle ed arrivava al petto scuotendolo in battiti di gioia e di riconoscenza. Io sono viva!
E poi la presenza forte di questa piccola vivace creatura composta dalle stesse cellule del mio cuore. Lui che mi ha fatto togliere le scarpe per condurmi sotto questo bosco e giocare con lui come si faceva una volta, con foglie e bastoncini.
In quegli istanti preziosi lo ricordo, io ho pensato: "Ho bisogno di camminare a piedi nudi. Ho bisogno della natura e di questo bambino che è il mio maestro".

E ci ho pensato. Alla vita snaturata che spesso conduco. Ai ritmi incalzanti. Agli impegni che non lasciano spazio al fare nulla. Ho pensato al mio lavoro ed al mio ruolo di moglie e madre in famiglia. Ci ho pensato a vedermi un pò come Amanda Soul che coltiva l'orto ed alleva pecore e galline. Alla sua vita. Ai suoi cinque figli. Al suo gomitolo di lana ed ai ferri sempre pronti sotto il braccio.In realtà oltre a lei ho pensato anche alla vita di altre mamme blogger che profondamente ammiro chi per un motivo, chi per un altro. E mentre ci pensavo dentro di me nasceva un marcio senso di inadeguatezza e di insoddisfazione. Possibile che nella mia percezione tutte queste mamme abbiano una vita più soddisfacente della mia?

Insomma, in questo mio momento di agitazione interiore sono caduta nell'errore comune di non apprezzare quello che ho e contestualmente ad ambire a quello che altri hanno (si certo, potete pure chiamarla invidia).
Ho pensato a tutto questo e dopo di questo ho pensato che stavo errando nel pensare. Perchè è giusto confrontarsi ma è sbagliato non considerare che ognuno di noi è diverso ed ha delle spinte verso l'esterno e verso l'interno che seguono delle logiche completamente diverse. I miei bisogni più profondi non possono essere confrontati con quelli di Amanda nè con quelli di qualunque altra donna di questo mondo. Se sto vivendo questa vita alla fine forse è perchè questa è semplicemente la vita che voglio vivere. Se fossi pronta a cambiarla l'avrei già fatto. Ma no, non è ancora il momento.
E nel riconoscere i miei sbagli, nel sostenere le mie fragilità e nel perdonare le mie debolezze, alla fine ho capito che ho semplicemente e solo bisogno del senso di riconoscimento e di gratitudine. Lo stesso sentimento che mi ha fatto pensare di aver bisogno di amore, amicizia e della leggerezza di una canzone. Lo stesso senso che mi ha fatto percepire di aver bisogno solo di camminare scalza, della natura e del mio bambino maestro.

Quel senso di riconoscimento e gratitudine che ogni tanto mi perdo per strada ma che porta alla vita in modo diretto.Quel senso di riconoscimento e gratitudine che dà un peso reale ad ogni cosa e che spero mi porti sempre a fare oggi e nel futuro delle scelte giuste per il mio cuore.
Al mio bambino maestro questo è quello che anche grazie al suo aiuto io gli vorrei insegnare.

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