Chiaro che se tieni in considerazione la vecchiaia vorresti essere nato dopo: negli anni '80 magari, nel terzo millennio, oppure domattina. Ma cristallizzato in una bolla atemporale io, potendo, avrei scelto di nascere attorno al 1950.
Ve lo ricordate Mark Spitz, l'uomo che venne sommerso da una pioggia di medaglie d'oro e record del mondo alle Olimpiadi del 1972? Ventidue anni e, subito dopo, ritirato a godersi la vita. Quello era l'uomo.
Un mito. E che baffi! Già, forse sono proprio i baffi che vanno a incarnare il paradigma estetico di quegli anni.
I baffi di Mark Spitz.
I baffi di Freddy Mercury o quelli di Renatino Vallanzasca, i baffi di Andrzej Szarmach o quelli di mio cognato.
Perché al tempo in cui hanno cominciato a crescere i baffi a me, il vento era cambiato e andava di moda la faccia liscia. Quando poi è tornata in auge un po' di peluria in viso eravamo già catapultati negli anni '90 tra barbe incolte e pizzetti a pelo raso. Pure Mark Spitz s'è rasato, per dirne una.
In piscina o in sala da ballo, all'inizio degli anni '70 il baffo imperversava e io sto ancora aspettando che torni a far tendenza.
Che dopo arrivo.