Dice che a Via Giulia non faranno più un parcheggio, ma un nuovo complesso di edifici per abitazioni private. Dice che i posti auto non servono, tanto la Municipale chiude un occhio quando vede Via Giulia invasa dalle auto (lo sanno, si che lo sanno). E poi i reperti ritrovati non consentono ecc. ecc. e però che ti aspettavi di trovare (o di NON trovare) in quell'area? Dice, però, che non sarà una speculazione edilizia. Ne siamo certi. D'altra parte a Roma le speculazioni edilizie non esistono e il grado di trasparenza di queste operazioni è solare. Una casa di vetro.
Ma esiste un rendering del progetto? C'è un sito web dove poterlo osservare? Si sa il nome del progettista? E' stato scelto tramite concorso internazionale? E' un architetto di primissimo livello, come Via Giulia meriterebbe, essendo una delle strade più belle del mondo?
Curioso che l'unico sito in grado di fornire notizie approfondite sul progettista e sui rendering sia Artribune, dell'ottimo Massimiliano Tonelli. Sull'analisi del progetto ci sentiamo però di dissentire. L'intervento proposto, in base a come lo vediamo dai rendering, è veramente modesto, pensato più che altro per "non far danni". E questo è inaccettabile, visto che ci troviamo in una delle strade più belle di Roma, che non è una cittadina di provincia, ma la Capitale di un paese europeo proiettata (in teoria) nel terzo millennio. Certe "soluzioni-pecetta", pur misurate e in certe sue parti equilibrate, sono irricevibili.
Tuttavia, non è più pensabile che l'orrido squarcio di Largo Perosi e Vicolo della Moretta sia mantenuto nell'attuale stato. E' necessario bandire quanto prima un concorso internazionale con i migliori architetti per studiare una soluzione adeguata al contesto. Ecco l'articolo tratto da Artribune:
Uno spazio urbano irrisolto da decenni. Uno sventramento urbano lasciato (dal Fascismo) a metà e poi utilizzato in maniera impropria per anni e anni. Stiamo parlando di Largo Perosi e di Via della Moretta, aree a metà di Via Giulia (una delle più importanti, per vari motivi, strade del mondo) a Roma. In uno strepitoso contesto urbanistico e architettonico, ma in un ambito di grande degrado, finalmente si intravede il percorso della riqualificazione. Prima un parcheggio, già in costruzione e già "colpevole" di aver disturbato le vestigia antiche del Trigarium ovvero le stalle dove si ricoveravano gli equini che correvano al Circo Massimo, e oggi un progetto più organico di nuova architettura ricco di funzioni e pronto, alleluja, a portare un tocco di architettura contemporanea nel centro.
Benché a livello progettuale la proposta (che dovrà poi essere assegnata tramite un bando in project financing) risulti decisamente classica e ben inserita nel delicato contesto, le polemiche stanno assumendo livelli di guardia. Con le stesse idiozie, banalità e ignoranze che hanno contraddistinto la Teca dell'Ara Pacis di Richard Meier. Stefano Cordeschi, progettista dei nuovi palazzi a Via Giulia, non è Meier. Non è neppure Nouvel, Foster, Isozaki, Piano o Herzog&DeMeuron, nomi che forse Via Giulia avrebbe meritato. La sua idea comunque può funzionare per semplicità (i palazzi, più bassi di quelli adiacenti, dialogano niente male anche con il dirimpettaio Liceo Virgilio, risalente al Ventennio), ma soprattutto per le funzioni che prevede: una nuova piazza urbana grande esattamente come quella, michelangiolesca, del Campidoglio; spazi residenziali; un albergo; un ristorante sulla piazza; tanti posti auto che permetteranno di liberare dalla atroce invasione di lamiere Via Giulia e le strade circostanti.
E poi tanti mq destinati alla cultura. Innanzitutto un urban center che è una roba di cui Roma ha bisogno come il pane. Uno spazio dove la città riflette su se stessa, sui suoi progetti, sul suo sviluppo accrescendo la consapevolezza dei cittadini più attenti. E quale posto se non Via Giulia: un chilometro di pianificazione urbana cinquecentesca by Papa Giulio II? Poi un museo archeologico nelle aree interrate e, per concludere, una parete semi-cieca lungo l’affaccio principale sulla quale saranno applicate vestigia romane quasi a riprendere i profili e le architravi dei palazzi vicino. Il principale segno architettonico di un progetto forse troppo prudente che, ciononostante, passa già nei salotti dei benpensanti come "lo sfregio". Quando in questo spazio si compattava la spazzatura (il vuoto urbano era stato assegnato all’Ama, l’azienda municipalizzata per la nettezza urbana), i benpensanti tacevano beati…
Tratto da Artribune.com