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QUER PASTICCIACCIO BRUTTO De VIA MERULANA - Con gli scontri di Roma è iniziata una nuova strategia del terrore per spostare l'attenzione dalla crisi economica e politica

Creato il 16 ottobre 2011 da Ciro_pastore

QUER PASTICCIACCIO BRUTTO De VIA MERULANA - Con gli scontri di Roma è iniziata una nuova strategia del terrore per spostare l'attenzione dalla crisi economica e politica

LA SOMMOSSA - La sommossa di Roma è partita proprio da via Merulana, strada romana resa famosa dal capolavoro di Carlo Emilio Gadda, richiamato dal mio titolo. Anche nel capolavoro gaddiano il giallo non ha soluzione e non si chiude con la classica scoperta del colpevole; secondo la concezione del grande scrittore milanese, infatti, la realtà è troppo complessa e caleidoscopica per essere spiegata e ricondotta ad una logica razionalità, la vita è un caos disordinato, un "pasticciaccio" di cose, persone e linguaggi. La realtà non è esattamente come appare, anzi spesso è esattamente l'opposto di quello che tentano di propinarci. Proprio ripercorrendo la cronaca della sommossa non si può fare a meno di appuntare l'attenzione su alcuni fatti apparentemente inspiegabili. Come è possibile che un manipolo di terroristi (chiamiamoli con il loro nome) abbia potuto, innanzitutto, arrivare a Roma indisturbato ed unirsi ai pacifici manifestanti “indignados”? Come possono essere sfuggiti al controllo preventivo dell'antiterrorismo, visto che da giorni si “autoconvocavano” mediante tag e post sui social network? Insomma, lo svolgimento della giornata campale ha quanto meno mostrato impreparazione, se non colpevole sottovalutazione, nelle Forze di polizia, a cominciare dal Capo della Polizia, Manganelli (nomen omen). Pare difficile immaginare che i “tutori dell'ordine” non siano in grado di schedare, e tenere sotto vigile controllo, poche centinaia di violenti di professione che approfittano, con straordinaria puntualità, di ogni occasione in cui il clima politico è caldo, come in questi giorni, per dare sfogo ad una violenza cieca, priva di qualsiasi obiettivo politico.
LA STRATEGIA DEL TERRORE – Negli anni '70, la “strategia del terrore” fu usata – ne esistono le prove processuali acclarate – come strumento di controllo sociale. Le stragi terroristiche, ed ancor più il clima da sommossa continua che avvolse le principali città italiane, crearono un efficace sistema difensivo dello status quo. Da sempre in Italia, ma non solo, i servizi di intelligence si occupano più di controllo sociale che di prevenzione degli atti terroristici e, spesso, le sovrapposizioni, e perfino le collusioni, sono state dimostrate dopo decenni di processi giudiziari. Insomma, la democrazia in tutto il mondo è debole, forse gravemente ammalata, e le istituzioni deputate a difenderla mettono in atto strategie anomale che paiono tutelare più gli interessi consolidati che i cittadini. Si ottiene così che la conseguente paura, che le sommosse creano nel cittadino medio, faccia nascere una naturale richiesta di ordine e sicurezza che finisce per far passare in secondordine le motivazioni serie della manifestazione. Anzi, si validità a quell'assurdo balletto di dichiarazioni di condanna da parte di quei politici che erano essi stessi l'obiettivo della protesta. Allo stesso tempo, si impone un rinnovato ruolo centrale delle forze del ordine/disordine a cui bisognerà concedere rimpinguare risorse economiche, perché esse sono l'ultimo baluardo contro la violenza di piazza. E ciò casualmente accade proprio ora che erano state fatto oggetto dei tagli di quegli stessi ministri che ora inneggiano alla loro abnegazione al dovere. Politici, immediatamente pronti a ridare il maltolto, anzi decisi ad incrementare le risorse economiche per la sicurezza, con la utile motivazione di impedire il ripetersi degli incresciosi fatti di Roma.
LE CAUSE SOCIALI – La protesta degli indignatos è il frutto di un sistema economico che, prendendo spunto dalle più retrive teorie liberiste, hanno eretto l'individualismo esasperato ad unico valore. Da questo consegue la pagana adorazione del mercato come inevitabile strumento di equità economico-sociale. La nostra democrazia malata si regge oggi, però, solo su due dei tre pilastri, teorizzati dagli illuministi: libertà ed uguaglianza. La prima è garantita, almeno in teoria, a tutti, ma ancora per quanto tempo? L'uguaglianza, invece, è solo potenziale, visto che non è garantita da un sistema sociale a compartimenti stagni, ricco di corporazioni, che rende minimo il travaso da un ceto sociale all'altro. Per quanto riguarda il terzo pilastro, la fratellanza, esso è stato completamente abolito dall'individualismo esasperato, di cui parlavo prima. L'attacco concentrico al Welfare State, la morte dei principi socialdemocratici, a cui assistiamo da alcuni decenni hanno prodotto il risultato di una società in cui il 10% degli individui detiene l'80% della ricchezza. Questo squilibrio tende, peraltro, a consolidarsi soprattutto durante le fasi di crisi economica. A questo si aggiunga la guerra generazionale fra anziani tutelati (a volte privilegiati) e giovani depredati del loro futuro.
LA PROPOSTA POLITICA ECONOMICA – Ecco perché le oligarchie economiche-politiche temono la forza dirompente di quella maggioranza di cittadini che, in colpevole ritardo, si sono svegliati dal torpore letargico in cui il benessere diffuso li aveva fatti piombare. Lentamente, e con molta cautela, la maggioranza dei cittadini vorrebbero riappropriarsi del ruolo centrale, da cui volontariamente si sono fatti spodestare dai politici professionisti. Questi, però, avvertono il pericolo di estromissione e tentano, con mezzi leciti e non, di mantenere il controllo del potere. Così le strutture istituzionali di sostegno (i Servizi) si prodigano per contenere le spinte, realmente riformiste, insite nella partecipazione di massa ai processi democratici.Ma proprio ora occorre tenere duro e non ritrarsi nuovamente nei bozzoli caldi e sicuri dei focolari mediatici. Lasciare un mezzo blindato bruciare per ore in una piazza romana è un validissimo sistema per tenere a casa i dimostranti pacifici. Il tentativo è quello di radicalizzare lo scontro, di farlo diventare guerriglia urbana fra i professionisti delle opposte fazioni, condannando quelli che vogliono il cambiamento riformatore ad essere passivi spettatori. Il messaggio, insomma, è: statevene a casa, lasciateci lavorare che ai violenti ci pensiamo noi.
Ciro Pastore – Il Signore degli Agnelli
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