Quesiti inquietanti

Da Suster
Allo scoccar del sesto mese accadono cose strane.
Da dove sono saltati fuori all'improvviso tutti questi pantaloni taglia 3-6 mesi, tutte queste microscopiche tutine taglia 0-1 mese, e questa mezza quintalata di body di taglie assortite tutte ovviamente riferibili ad un ormai per noi remoto passato? E poi: un'impermeabile per gnomi, un piumino imbottito celeste, 4 mutande copripannolino (mutande? Ebbene sì: mai visto indumento più inutile per chi cambia già 6 pampers al giorno), altri 3 cappelli da aggiungere alla nostra collezione autunno-inverno,  2 braghe di lana, 2 paia di scarpine mignon, 2 pagliaccetti (non è certo la loro stagione), una salopette , 2 vestitini jean's molto poco adatti al clima di gennaio, un sacco-nanna quasi fuori misura.
Mh, ho capito: avrei dovuto rimettere in ordine i cassetti della pupa almeno 4 o 5 mesi fa, anzicchè limitarmi ad usare solo i primi due della cassettiera, e continuare a stipare i nuovi arrivi nel terzo, dove in fondo in fondo giacevano ignari a decine abiti mai indossati.
Ma pazienza, ormai è fatta. In compenso ho ricavato un bel po' di spazio per sistemare lo sterminato numero dei vestiti taglia 6 mesi, ossia, quelli che lei mette ora, che a ben guardare non ci stanno tutti neanche così, e ogni volta che ripongo quelli puliti, richiudere i cassetti è un'impresa, e rimane sempre una manica o un bavaglino penzolante di fuori, e per evitare di dover fare spostamenti di cui poi temo gli esiti nefasti, della serie, prima ci stava tutto e mo' non cio sta più niente, attingo sempre dalla cima del mucchio, senza andare a scavare e a ravanare, che poi mi tocca ripiegare  da capo magliettine e felpine, quella sì che è una rogna, con quei dannati cappucci che non si sa mai da che parte vanno.
La pupa in data odierna ha un guardaroba assai più fornito del mio, che vado in giro da anni con il solito maglione nepalese viola a fiori (il mitico Violone!), anche se mi si sta piano piano disfacendo addosso, e non saprei, data la mia ignoranza in materia di lavoro a maglia, come porvi rimedio.
 Eh sì, il Natale ha fatto sì che per il vestiario della pupa del prossimo trimestre siamo al completo, anzi, si può dire che si registra un esubero di capi,  e la cosa buona è che, vista l'abbondanza e la profusione di cambi, posso permettermi di dare una svolta alla mia politica di lavaggio: non più quindi strofinare a mano tutte le sante sere macchie di vomito e pappa, sciacquare, strizzare fino a farmi venire la tendinite e uscire nel gelo delle notti di gennaio a stendere 5-6 pezzi alla volta, ma accumulare decine e decine di tutine e maglioncini, maglie e magliettine, body e vestitini, e poi un bel giorno: FLUP! Tutto in lavatrice.  Sono queste le vere soddisfazioni della vita!
La pupa intanto ha registrato un cospiquo aumento ponderale, per quanto la bilancia del pediatra abbia decreteto un rallentamento nella crescita: dai 200 grammi settimanali ai 200 mensili. Non so se mi dovrei preoccupare di ciò, ma immagino di no, dato che il dottor Z. non ha fatto una piega. Del resto le pieghe sono molte sulle cosce e sotto al collo della pupa, che basterebbero a fugare ogni dubbio a qualsiasi madre ben più apprensiva di Suster circa la buona salute della sua vispa frugoletta. Quindi siamo sui 7 Kg tondi, e inauguriamo anche la taglia 4 di pannolino, detta Maxi, non so se mi spiego.
Se non sono queste le soddisfazioni...
Non è mai troppo presto per iniziare a rotolare.
Ho ricevuto questo monito più o meno da tutti: pediatra, libri per mamme seri e semi seri da me letti.
Nonostante ciò, ho continuato ad agire in maniera incosciente e assai poco protettiva nei confronti della pupa, che viene continuamente mollata a sedere su supporti non troppo sicuri quali divano, carrozzina e ovetto sopraelevato su sedie e mobili vari, mentre io traffico con letti da rifare, pappe da preparare, miei bisogni primari da espletare e via dicendo.
Quindi l'ovvia conseguenza: il tuffo di testa di pupa dal divano nella mattina di ieri, con mio sfiorato arresto cardiaco, e suo probabile trauma cranico a lungo termine.
Inspiegabile la dinamica: l'avevo appena lasciata felice e beata, con un sorriso da un'orecchio all'altro a giocare con la bambola-cuscino seduta in posizione "panino" (cioè, piegata a metà come un sandwiches) con la schiena rivolta alla spalliera del divano, fortunatamente non più alto di 40 cm da terra. La lascio quindi e vado verso il letto da rifare, allontanandomi solo di tre passi e mezzo, mi giro a guardarla appena in tempo per vederla effettuare alla moviola il suddetto tuffo a pesce, non abbastanza al rallentatore da permettermi di intervenire, ma abbastanza per consentirmi di apprezzare l'atterraggio di testa, con un sonoro BONC appena attutito dal tappeto, fare la verticale esattamente con una angolo di incidenza di 90 gradi con il pavimento per un secondo e mezzo prima di ribaltarsi.
Oddio, le si è spezzato il collo, ho subito pensato. Ma per fortuna no. Era solo molto incavolata e ha pianto per mezz'ora, prima che riuscissi a distrarla con la bambina nello specchio, che urlava pure lei come un'ossessa ed era rossa in faccia come un'aragosta.
Dunque la testa della pupa come sospettavo ha un peso specifico e un volume tale da averla sbilanciata in avanti e aver trascinato il resto del corpo di sotto.
Così è andata il primo capitonbolo della pupa.
Ma com'è faticoso rifare il letto con lei infilata nel marsupio!
Malgrado i suoi 6 mesi la pupa dorme ancora nella carrozzina. Non è colpa sua se i genitori non hanno ancora provveduto a procurarle un letto più degno di questo nome. Comunque per ragioni di dimensioni, presto saremo obbligati a provvedere a questa mancanza e ad effettuare il cambio di alloggio (quando le dimensioni contano).
Nel frattempo la carrozzina esercita il suo facsino magnetico non solo sulla pupa, che ora stando seduta, ci rimane dentro volentieri a giocare con i suoi cubi, ma anche su Zorro, che forse in nostra assenza ha avuto modo di sperimentare come si dorma bene lì dentro. E così, quando dopo un laborioso addormentamento, con la pupa dormiente tra le braccia, mi avvicino alla carrozzina per riporvi la sua legittima occupante, capita non di rado che mi ritrovo il posto già occupato da un altro inquilino, con baffi e coda, sdraiato lungo lungo  nello spazio contenitivo della navicella, le zampe affondate nelle soffici coltri della pupa, stravaccato panza all'aria come se non potesse essere più felice di così.
In questi casi è un procedimento piuttosto laborioso far sloggiare il felino senza svegliare la creatura, ma è molto doloroso anche solo doverlo sfrattare di lì, tanto se la dorme bene spaparanzato com'è, che è un piacere solo a guardarlo.

Comunque questa operazione va fatta, o io mi dovrò accollare la pupa indefinitamente.
Messa dunque a letto la pupa, accade che a un certo punto vada a letto anche la mamma, che tutti hanno bisogno di riposo notturno, che però mette in conto la mamma di venir svegliata dal suo sonno in media due volte per notte dai lamenti della figlia, che in genere si placano quasi subito dopo che la mamma avrà effettuato la semplice operazione ciuccio. Quindi a parte la noia di alzarsi nel cuore della notte coi piedi sul pavimento freddo e la sofferenza modesta del sonno interrotto, la cosa si risolve presto.
Ma una notte la pupa emette un lamento che è quasi un gemito di sofferenza. La mamma seccata e assonnata tenta in un primo momento di calmarla con degli assai poco efficaci SCCCC-SCCC, prima di rassegnarsi ad alzarsi per la consueta operazione ciuccio.
Ma cosa vedono i suoi occhi una volta giuta in prossimità della carrozzina ove si aspetta di trovare la sua piccola addormentata?
Eccolo là, vedi solo il mantello. Non ti sbagli: quello è Zorro!
Si è accomodato sopra la pupa e ora ronfa soddisfatto. E povera pupa ti credo che si lamentava, con una bestia di peso quasi pari al suo sopra la panza. Si sarà sentita come quello della pubblicità di Brioschi, col cinghiale piazzato sullo stomaco. Ma non credo che nel nostro caso un normale digestivo potrebbe giovare al sonno della pupa, permettendole di metabolizzare Zorro.
Ieri notte l'assalto alla carrozzina è stato un continuo, e io dai che buttavo giù il gatto, e scostavo la carrozzina dal letto per impedirgli di salirci, e lui ci rimontava sù, e io lo ributtavo giù e lui di nuovo sù. Quindi alla fine gatto fuori dalla porta che piangeva e bambina dentro che dormiva, mamma esasperata che ci provava, a dormire.
Sempre dura la convivenza.
Certo non posso dare a lui tutti i torti. Magari quando io e la pupa siamo partite per Natale avrà pensato di essersi tolto dai piedi quella nuova invadente inquilina. E invece poi se l'è vista tornare e si sarà detto: Eh, mi sa che questa, qua rimane.
Quante volte ancora dovrò buttare Zorro fuori dalla carrozzina della pupa?
E quante volte ancora la pupa cadrà  dal divano?
Riusciranno i nostri eroi a prendere il lettino alla pupa?
Riuscirà la pupa ad utilizzare tutti i quintali di vestitini che traboccano dalla sua cassettiera?
Riuscirà Suster a rifare il letto al mattino senza dover improvvisare spettacoli di cabaret alla pupa legata nella sdraietta vibrante che ormai mal sopporta?
Riuscirà Suster ad andare alla mostra di Mirò prima che chiuda i battenti? (Mi sa di no)
Ma soprattutto: le mie tette resteranno così mosce come ora? Serve a qualcosa la crema rassodante alle erbe medicinali, germe di grano e avocado?
E come è possibile che anche la pappa più ammalloppata dopo mezza giornata passata nel frigo e un minuto di microonde per riportarla a una temperatura adatta alla cena della pupa, si trasformi in una brodaglia che è assolutamente impossibile tentare di infilarle in bocca utilizzando un cucchiaino di gomma morbida? Per quale strano processo chimico-fisico ciò accade sistematicamente? E perchè se aggiungo a questo punto crema di riso o tapioca per farla raddensare  escono fuori 1500 grumi farinosi che è impossibile schiacciare col dorso del cucchiaio?
Riuscirò mai a finire di dare una pappa alla pupa senza ritrovarmene quintali tra i capelli il giorno dopo?
Per quanto l'uomo si sforzi di trovare le risposte ai quesiti dell'esistenza, alcuni interrogativi sono destinati a rimanere senza soluzione.

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