Questa è una storia stupida e banale, talmente insulsa che non vale neanche la pena di mettersi a raccontarla... infatti mi sa che non la racconterò, scusate il disturbo, arrivederci e grazie e buona serata......no, dai, ho cominciato e devo finire, anche se non mi va, questa storia è così sciatta che non vedo proprio perchè perdere tempo a scriverla, e tantomeno voi a leggerla, però ho iniziato, e non voglio fare come le due facce di cazzo dei protagonisti della storia stessa, che iniziano le cose e le lasciano a metà...Dài, un compromesso, la racconterò, ma in poche righe, pochissime righe, che bastano e avanzano. Perché cercare a tutti i costi di rendere complessa e affascinante una vicenda che non lo è? Perché barcamenarsi tra metafore e anacoluti e sinestesie per abbellire una storia che tale cura non se la merita?Dai, ecco la storia. Poche righe, non di più.E’ la storia di due facce di cazzo di nome Silvano e Priscilla.I due si conoscono all’ippodromo, lui le suggerisce un cavallo vincente, e grazie a quella soffiata lei vince trecentomila lire. Lui le lascia il numero di telefono dichiarandosi disponibile per altri suggerimenti, dopo qualche giorno lei lo chiama invitandolo per un caffè a casa sua. Da quel giorno cominciano a vedersi, il pomeriggio, dopo lavoro. Dopo un paio di settimane lui la invita a cena, poi vanno a camminare sul lungomare, si baciano, vanno a casa di lui eccetera eccetera.A Priscilla, Silvano piace tanto. Dice che è sensibile, carino, speciale, e vorrebbe trascorrere tutto il suo tempo con lui. Però dice anche che è tanto diverso da lei, ha una personalità quasi opposta, è estroverso e compagnone e logorroico mentre lei è un po’ chiusa, riservata e silenziosa. Una relazione con lui non potrebbe durare, insomma.A Silvano, Priscilla piace tanto. Dice che è sensibile, carina, speciale, e vorrebbe trascorrere tutto il suo tempo con lei. Però dice anche che è tanto diversa da lui, ha una personalità quasi opposta, è chiusa, riservata e silenziosa mentre lui è estroverso, compagnone e logorroico. Una relazione con lei non potrebbe durare, insomma.Anche gli amici di Priscilla e Silvano dicono che sì, forse quel/quella ragazzo/a non fa per lei/lui, sono troppo diversi, non durerebbe. Si stancherebbero presto, finirebbero per odiarsi, finirebbero per mettersi le corna a vicenda. E gli amici sanno tutto, hanno sempre ragione, sono super-saggi e vedono le cose che loro non riescono a vedere, dicono Priscilla e Silvano.E così Priscilla e Silvano continuano a vedersi, passeggiano o vanno al cinema, a volte vanno a letto insieme, il pomeriggio, poi ognuno torna a casa propria. Non è male trascorrere il tempo insieme, i due si piacciono, ma non se lo dicono troppo, evitano i tramonti sul mare e le paroline sussurrate all'orecchio al chiaro di luna. Non vogliono che l'altro inizi a pensare ad una possibile relazione, perchè una relazione no, non potrebbe durare, questa parola è così boriosa e si trascina uno strascico di responsabilità e complicazioni che due persone come loro, così diverse, non sarebbero certo in grado di condividere.Gli anni passano, Silvano mette su peso e perde i capelli, il viso di Priscilla si ricopre di rughe sempre più marcate e la sua bruna criniera diventa a poco a poco argentea. Però i due continuano a vedersi, anche se a poco a poco un po’ di meno, perchè sono stanchi, perchè non ce la fanno ad uscire spesso, preferiscono rimanere soli a casa.Alla fine hanno ottant’anni, non stanno più tanto bene, sono malaticci, vivono da soli in appartamenti diversi, sono troppo stanchi per andare l’uno all’appartamento dell’altro e aiutarsi a vicenda. Smettono di vedersi e ognuno di loro si prende una badante. Ecco, fine della storia. Ve l’avevo detto, che faceva abbastanza schifo. Pensavate ci fosse l’inganno, un leggendario colpo di coda finale? No, ero assolutamente onesto. Non c’è neanche un vero finale, nessun “...e vissero felici e contenti”. Semmai, (soprav)vissero e basta.C’è chi si illude che una storia del genere possa caricarsi di pretestuosi sofismi, arcani significati e sociologia spiccia, ma credo piuttosto che il modo più onesto di raccontarla sia farlo così, in poche righe sciatte e disarticolate. L’enorme bagaglio di umori e sentori e tramonti e sorrisi e batticuori e lacrime che ogni rapporto tra esseri umani si porta appresso viene setacciato come farina appena uscita da una macina; ed ecco cosa rimane. Troppe persone vivono con un setaccio in mano, decidono di filtrare via tutto illudendosi di trattenere la crusca. La crusca sarà anche solida, ma è spesso grossolana, insapore e inutile. Come questa storia.
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